Gli impasti amorosi di Teresa
di Maria Lucia Riccioli
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Ci ha abituati alle sue storie, ai personaggi in punta di penna, Lia Levi. Con la sua scrittura lieve e intelligente, mai sentimentale pur intrisa di riflessione profonda e di sentimenti autentici, ha narrato storie per bambini e per adulti che conservino intatta la voglia di stupirsi, di lasciarsi incantare dai suoi personaggi.
Con “La sposa gentile” Lia Levi ci regala forse la sua figura femminile più poetica, Teresa. Teresa che è devozione assoluta, amore mai solo detto ma fatto carne, tenerezza e passione intessute anche di silenzi, di attese, di frittelle che impasta per amalgamare gli ingredienti semplici eppure così difficili da trattare che sono le emozioni e i sentimenti di chi la circonda.
In una Torino giolittiana che si entusiasma per il cinquantenario dell’Unità d’Italia e l’Esposizione universale, in una Saluzzo provinciale ma aperta al soffio della modernità, fra gli effluvi dei campi e le vetrine di una gioielleria, ville e giardini, sinagoghe e salotti, nasce e cresce l’amore tra il banchiere ebreo Amos Segre e lei, la gojà, la gentile di religione e di cuore, Teresa. Cristiana che per non strappare le radici familiari e culturali dell’uomo che ama vuole condividerne tutto, anche la religione.
La lingua che Lia Levi sceglie per raccontarci questa storia – sapientemente dipanata lungo un arco temporale che ci conduce alle soglie della Grande Guerra, fino a prefigurare l’orrore, oh fosse per sempre lontano, delle leggi razziali – si eleva a punte di luminosa poesia per consegnarci il ritratto di questa donna terrosa e angelica insieme, che ci ricorda l’amata del Cantico dei Cantici.
Sapientemente tratteggiati anche i personaggi del factotum di Amos, il Siulìn, portatore di una saggezza da “Jacques il fatalista” di diderotiana memoria, di Margherita, idillio di un Amos vinto dalla passione per Teresa eppure divorato dal rimorso, della composita famiglia Segre – dal patriarca ancor fresco di ghetto ai rampolli proiettati verso le magnifiche sorti e progressive dell’Italia sabauda – , dei comprimari tutti.
Un libro “gentile” come la sposa del titolo, un romanzo pieno di grazia e verità, un impasto riuscito come le frittelle pasquali di Teresa.