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Recensione Marcello Scurria
I racconti dell’AndromAndro ovvero il giro del giorno in ottanta mondi è un libro speciale, almeno per due motivi: per lo stile che inizia con schemi lirici, quasi poetici, il ritmo cadenzato e musicale che influenza – senza errori - la sintassi, e per la dichiarazione di complessità implicita in ogni raccolta di racconti che questo libro trasforma in unità. Se raccolta è sinonimo di opera composta da più parti tuttavia scomponibili, questa definizione non vale per l’AndromAndro. Il giro del giorno non è un vagolare indistinto, ma un viaggio ben preciso nelle cose del male e del bene, delle famiglie distrutte, dell’istituzione balorda, della deriva dei valori. Cose, problemi e circostanze più grandi di ogni singolo protagonista che potrebbero non avere soluzioni, ma che hanno certamente una storia. Che è quella come ce la racconta l’AndromAndro. Un percorso intellettuale che è sentore di un’unità che coopta tutta la stesura. Una sensazione di completezza che il lettore avverte subito per la presenza costante di un pathos (individualistico) e di un ethos (sociale) che vibrano e si fanno riconoscere come il sottofondo conflittuale dal quale prendere le mosse. E basta andare avanti per convincersi di non avere sbagliato, che questa è l’impressione giusta. La stesura fa subodorare l’esistenza di un nocciolo duro dai contenuti virtuosi commisti a una riserva di valori aggiunti (lotta tra bene e male, genio, verità, dovere) posti in ordine sparso nel reticolo delle storie come semi di incipit dai quali nasceranno svolgimenti tematici deputati, sia logicamente sia praticamente, all’unico fine di raccontare una storia coerente, bene articolata nella gestione di cause ed effetti, che il lettore non può non riservare una collocazione speciale all’intrigante racconto che dà il titolo alla raccolta l’AndromAndro ovvero il giro del giorno in ottanta mondi, racconto a tutto tondo di parodie e provocazioni molto particolari, spesso geniali, come sottolineano l’introduzione di Nunzia Scalzo e la postfazione di L’AndromAndro è sinonimo di energia creativa (Scurria è un sacripante della creatività) scritta per essere letteratura discontinua ma armoniosa, contraddittoria per le esigenze letterarie della argumentazio, e affascinante nelle perorazioni interiori degli ideali, dei giudizi di valore, delle conclusioni intimistiche. Il libro è un florilegio di messaggi alti e a più strati, dalla bassezza della banalità e della violenza alla levatura massima di dio e dell’estasi paradisiaca, che rende giustizia alla specialità dell’opera, a conferma che I racconti dell’AndromAndro è più un quasi–romanzo che una raccolta di raccolta nell’accezione più comune del termine. Nel complesso, è un libro che fa pensare, molto piacevole da leggere. Il registro cambia con gli ultimi due racconti, L’Amaro Miele e Prosit Prosit Colapesce, dove l’autore esalta la sicilianità e il primato esclusivamente sudista del mito di Colapesce. Palermo, 2 Aprile 2010 Elisabetta Lipari Di marcello scurria
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