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La zia di Lampedusa

 La zia di Lampedusa è un romanzo complesso, a più temi:


      In superficie c’è la trama che si svolge seguendo il modello del romanzo giallo tradizionale, con i personaggi che fanno il verso a quelli canonici, imitandone le mosse e le battute.


    Trasversalmente scorre il dramma dell’emigrazione clandestina con la condizione dei “dimenticati dal mondo”.


       I titoli dei capitoli sono costituiti dai titoli (attinenti al testo) di alcune canzoni di Claudio Baglioni (ad eccezione dell’ultima che è di Domenico Modugno). Sono canzoni che si possono considerare ormai, a tutti gli effetti, parte integrale del patrimonio artistico e culturale delle isole Pelagie. Lo spunto nasce dal verso “Fa che il prossimo tuo sia non soltanto chi ti è accanto, ma anche il prossimo che verrà qui”, di una canzone lanciata a O’ Scià, che propone il tema dell’integrazione e dell’aiuto a chi soffre.


       Dietro la trama, l’ordito è costituito dalle condizioni di precaria emergenza delle isole minori che coronano la Sicilia, dove gli uomini vivono subendo la condizione di “dimenticati dallo Stato”, di cittadini di serie B. Il loro isolamento potrebbe contenere il seme di una grande ricchezza, e potrebbe germogliare, se solo alcune risorse venissero impiegate con più attenzione. I personaggi, alla fine, scoprono che unendo insieme le loro risorse riescono a produrre dei miglioramenti sostanziali per la qualità di vita di tutti.


    Il romanzo si conclude con l’auspicio del cambiamento come unica via possibile verso la soluzione dei problemi della Sicilia intera. L’integrazione fra culture è l’emergenza che sale dal sud del mondo e non potrà essere ignorata per sempre, né può considerarsi risolutiva la politica dei respingimenti con il suo doloroso “effetto collaterale” dell’aumento della clandestinità incontrollata. La Sicilia ha bisogno di aiutare se stessa per poter essere in grado di aiutare gli altri.


Allora, come i personaggi del romanzo che cambiando prospettiva superano i loro pregiudizi e si avviano al dialogo, anche l’isola piccola (Lampedusa) e l’isola grande (la Sicilia) devono decidere di cambiare il loro destino, senza aspettare che la salvezza venga sempre dagli altri.


Dobbiamo superare gli schieramenti mentali e rimboccarci le maniche per costruire il nostro futuro, il futuro dei nostri figli e il futuro di quanti ci chiederanno accoglienza. Dobbiamo cooperare per un progetto che miri alla valorizzazione delle risorse della nostra terra scommettendo col nostro impegno personale.


 

Di laziadilampedusa

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