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Recensione La narrativa per l’infanzia riserva a volte delle vere e proprie sorprese, lavori adatti indubbiamente a dei bimbi, ma che riescono a soddisfare culturalmente anche gli adulti. Sono casi non frequenti in verità, ma Racconti dal sottobosco è uno di questi. Il pretesto per la narrazione di alcuni racconti è prettamente naturalistico: una passeggiata lungo un itinerario del Friuli precollinare, chiamato Ippovia del Cormôr, che segue il corso di un torrente in un paesaggio dolce e atto a suscitare fantasie. L’osservazione dell’ambiente, fatta in modo non superficiale, fa scoprire anche un microcosmo costituito dagli animaletti del sottobosco, esseri tutti con uguale dignità di vivere, in un contesto di raro equilibrio in cui è assente ancora l’intervento destabilizzatore dell’uomo. Nascono così le storie in cui si immaginano questi piccoli esseri simili agli umani, pur con le loro peculiari caratteristiche, e sono racconti che mirano da un lato ad avvicinare i bimbi al meraviglioso mondo della natura e dall’altro a fornire indirizzi comportamentali in cui prevale quella solidarietà che nel mondo attuale diventa sempre più rara. Diviso in tre parti, corrispondenti ad altrettante prose, il libro è costituito soprattutto dalla prima, di una sessantina di pagine, in cui la rappresentazione di questo microcosmo cela metaforicamente quella del nostro mondo, con esseri buoni e altri malvagi, come il mago scorpione Poisonio, che per il potere uccide, ma che poi farà una brutta fine. Nulla di diverso, quindi, dagli stilemi favolistici, in cui a prevalere, come dovrebbe essere, è sempre il bene, ma la capacità dell’autrice di destare simpatia per i protagonisti con piccoli tocchi, quasi sfumati, è indubbiamente di tutto rispetto. A ciò aggiungo che è un’opera scritta bene, in un italiano ricercato e più che corretto, circostanza non frequente al giorno d’oggi, in cui l’uso della nostra lingua è spesso caratterizzato da un lessico ridotto, non di rado anche sgrammaticato. Racconti dal sottobosco, per i temi trattati e il modo di esporli, è in grado quindi di soddisfare anche gli adulti, caratteristica che determina però un limite nella fruibilità da parte dei minori, perché secondo me è adatto a un’infanzia già in parte scolarizzata, cioè bimbi di 9-10 anni. Ciò non toglie che, se letto dai genitori, può risultare comprensibile anche ai più piccoli, che finiranno col porre quelle inevitabili domande che sono proprie della curiosità della loro età. Racconti dal sottobosco è quindi un testo più che raccomandabile. Di Renzo.Montagnoli
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