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Recensione
Ho comprato l'ultimo libro di Simona Baldanzi “Bancone verde menta” in occasione della presentazione fatto presso la biblioteca di San Piero a Sieve dove l'ho potuto acquistare direttamente dalle mani dell'autrice con tanto di dedica. Non la conoscevo di persona anche se sapevo del successo del suo primo libro “Figlia di una vestaglia blu” del 2006 che purtroppo ancora non ho letto. Un'influenza, che mi ha costretta a letto, mi ha permesso di leggerlo tutto d'un fiato in soli tre giorni e devo dire che è stata un'esperienza piacevolissima. Simona è nata nel 1977, ha trentadue anni. Il mondo che mi descrive io non l'ho vissuto e non lo vivrò mai anche se mi incuriosisce non poco. Il libro è incentrato su una serie di viaggi che Monica, la protagonista, deve fare, in quanto giornalista a contratto, per realizzare un reportage su San Valentino che alla fine tratterà di tanti argomenti che con l'amore avranno ben poco a che fare. Marsiglia, Genova, Torino, Barcellona non sono solo un pretesto letterario per descrivere delle belle città ma ci fanno entrare nell'anima pulsante di questi luoghi di cui capiamo usanze, tradizioni, abitudini e anche gusti culinari. Il tutto attraverso descrizioni inusuali anche di luoghi molto piccoli ma per lei significativi. Il gusto che prova Simona Baldanzi nell'insinuarsi nei posti che visita è veramente fuori del comune: i suoi giovani occhi, luminosi e fosforescenti, scorgono cose che forse non tutti sarebbero capaci di vedere e fanno venire voglia di prendere e partire. Che dire di una Genova inedita che per me è stata tutta una scoperta; la descrizione poi di Barcellona o meglio la dichiarazione d'amore che viene fatta a questa città è un vero capolavoro. Sarà impossibile recarsi lì senza portarsi dietro questo libro. Il romanzo poi è una radiografia perfetta di come un certo tipo di trentenni, colti, intelligenti, sufficientemente autonomi dalla famiglia, con svariati lavori ed una discreta indipendenza economica, vivano oggi. Nella loro vita tutto è immanente. Accade ma potrebbe non accadere, dura ma potrebbe non durare e ne sono talmente consapevoli da non farci più caso. Passano le serate in locali dove “si socializza” e si bevono coloratissimo cocktail. Non parlano più del lavoro in senso stretto ma di tanti lavori anche molto diversi fra loro che possono nel tempo anche cambiare. Il loro “qua” oggi è l'Italia ma domani potrebbe essere la Francia o la Spagna o altri luoghi. L'autrice chiama tutti gli uomini a cui ha voluto o vuole ancora bene (il confine mi sembra assai labile) “mio amore”. A volte nel leggere, non si capisce neanche bene a quale dei tanti si riferisca ma va bene così. Questi uomini, poi, sono tutti uguali: incapaci di amare veramente, di stabilire un “qua che sia definitivo” o che comunque duri abbastanza a lungo per permettere la costruzione di una relazione seria. Per questo, in lontananza, si vedono donne che restano in cinta, con o senza un compagno accanto, che provano da sole a costruirsi una vita confidando poco o niente negli uomini che le circondano. Ma queste giovani donne non sembrano essere molto preoccupate forse perché ciò che conta davvero è amare sempre ed in ogni momento. Che cosa? la vita che si fa, l'uomo che si crede di avere al fianco, la città in cui si vive, il lavoro che si svolge in quel momento, il proprio “qua” insomma. Ha poca importanza che tutto questo cambi in continuazione sia sempre in movimento. Bello è anche come Simona parli dei temi politici che vengono affrontati con impegno sociale e politico non tralasciando nulla ma dicendo quello che va detto costi quel che costi; cosa non comune oggi nei giovani. Mi piace molto come scrive questa autrice. Tutto è sempre luminoso e colorato. Non a caso la sua collega, Chicca, è una bravissima fotografa che ci accompagna durante tutto il percorso del libro con i suoi scatti che null'altro sono se non la concretizzazione dei pensieri di Monica. La protagonista fa come secondo lavoro l'insegnante di ballo a degli anziani in una Casa di riposo che l'adorano proprio per la sua vitalità ed ottimismo. Come può finire un libro così? Aldo il vecchio più anziano di novanta anni chiede a Monica per un giorno di tornare a casa. Così faranno entrambi: perché le proprie radici non vanno mai dimenticate. Un libro sereno e ottimista sulle infinite possibilità che la vita può offrirci basta saperle cogliere. Tania Maffei Di 9gatti
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