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Recensione Scrivere favole è travalicare lo spazio tempo, aprire all’emotiva percezione del mondo, apparentemente irrazionale dell’infanzia. Per Stefania Bigi è anche un modo per infondere concetti, principi, momenti educativi, formativi che intersechino in modo equilibrato quelli prettamente ludici e puramente fantasmagorici. Dopo "Alice nel paese delle lettere", Alice, la bambina curiosa per antonomasia, esplora grazie alla nuova favola di Stefania, ancora da protagonista, un altro affascinante luogo, quello dello del mondo dei numeri. Se i numeri non sempre trovano simpatia nel mondo degli adulti forse è perché da bambini nessuno ce li aveva presentati con creatività, come compagni possibili di un viaggio, di un’avventura fantastica. Troppa rigidità, troppi schemi mentali precostituiti, li hanno resi antipatici ai più. Stefania utilizza il regno dei numeri per condurre i giovani lettori alla conoscenza dei mille aspetti creativi ed originali che questo mondo può far scoprire. Un modo intelligente di trasmettere concetti importanti, per mezzo di una scrittura spedita che tiene incollati alla lettura pel fascino dell’imprevisto, del sorprendente e misterioso. Tutto si muove nel segno di una narrazione dinamica, scorrevole ed equilibrata. Non sono i particolari a prevalere ma i contenuti. Attraverso i numeri ed i loro regni, Bigi esprime concetti rilevanti per un bambino, anche morali, e lo fa grazie ad Alice che prende per mano i giovani lettori conducendoli in un viaggio avventuroso, ricco di fascino e di innumerevoli relazioni sociali ove dialoghi ed interazioni conducono a svelarne i segreti ed a far acquisire dimestichezza di un sito da esplorare non tanto lontani dal mondo reale. Per esemplificare: a pag. 27, “Alice tenne per sé le sue considerazioni”, infatti “non voleva mettere in discussione le usanze di un Paese in cui era solo un’ospite!”. Ecco emergere l’importante concetto, enormemente attuale, del rispetto delle altre civiltà e tradizioni. Poi: “Alice non era certo una bambina che si arrendeva di fronte alle difficoltà”. Si insegna dunque la tenacia, il perseverare per il raggiungimento di propri obiettivi come valore. A pag. 39 vi è una vera lezione di geometria: si parla di “linee orizzontali - oblique – verticali”. A Pag. 42 - 43 si richiamano arte e miti: “le tre Grazie”, “le tre Furie”. A pag. 44 si introducono gli strumenti musicali e a pagina 83 la matematica, da ultimo di questa carrellata non certo esaustiva del racconto fiabesco, a pagina 96 – 97 si introduce all’astronomia. Dunque un testo che è favola ma anche modo potremmo definire “subliminale” di educare le coscienze e condurre con saggezza alla conoscenza. Un testo che rende un percorso dal Regno dello ZERO al Regno del NOVE, ma con l’obiettivo finale non scritto di trasmettere ai giovani lettori il senso del DIECI, ovvero il modo di affrontare i problemi e risolverli con responsabilità e coraggio, come dovrebbero in fondo fare gli adulti. Ma forse, visti i problemi della nostra società, una lettura di questa bella favola sarebbe indicata anche a qualche adulto. Di Marco Aurelio
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