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Recensione Andrea Saviano Il romanzo a mio avviso è tanto corto (51 pagine) quanto bello. Nonostante l’argomento “macabro”, la lettura è stata fluida, piacevole e (soprattutto verso la fine) molto avvincente. Dopo un inizio apparentemente banale, la svolta verso l’esoterico mi ha reso la storia coinvolgente: la scelta di due protagonisti profondamente differenti eppure in qualche modo simili mi ha colpito favorevolmente. L’argomento trattato dall’autore (quello del confronto tra l’uomo e la morte) è stato effettuato da una prospettiva così insolita che mi ha spinto a leggere il libro tutto d’un fiato, con una viva curiosità di sapere come si sarebbe concluso l’esperimento tramite il quale i due protagonisti intendevano catturare la Morte. In particolare in che modo i due protagonisti l’avrebbero vissuto e affrontato. “Imago mortis – Un’esca per la regina nera” si è quindi rivelato un romanzo con una trama valida e (seppur stravagante) coerente, non intrecciata a trame secondarie, ma tutt’altro che noiosa. Una storia strutturata secondo le classiche categorie spazio temporali dell'inizio, lo sviluppo e la conclusione, con pochi flash back in modo da non ingarbugliare una matassa già fin troppo complessa a causa del difficile argomento trattato: la scienza e il suo confronto con l’esoterismo. I Protagonisti sono ben tratteggiati fin dall’inizio, senza eccessive ed esplicite descrizioni ma “immaginabili” più per il loro modo di pensare, parlare e agire, che per il loro aspetto fisico. Tecnica che consente al lettore la libertà di appropriarsi dei personaggi e affezionarcisi, prendendone le parti lungo la contesa filosofica che caratterizza la narrazione. Pur senza personaggi secondari, la storia marcia spedita verso la propria conclusione risultando sempre più avvincente, perché il tutto gira intorno all’esperimento e ai vari tentativi di giungere, attraverso numerosi fallimenti, alla sua positiva conclusione. Lo stile è pungente, smaliziato, a tratti volutamente tecnico (dopotutto tutta la trama gira intorno ad un esperimento scientifico), una miscela molto ben riuscita, condita da ironia e spruzzi di filosofia spiccia. Una combinazione che non è facile ottenere e che sortisce un notevole effetto voluto, invogliando a proseguire la lettura pagina dopo pagina. Il punto di vista è, apparentemente, doppio: la scienza da una parte e la religione dall’altro, ma il “filo d’Arianna” del libro è la condivisione da parte dei due protagonisti della stessa visione fisica della Morte che consente all’autore di aprire molte finestre sullo strano rapporto che lega l’uomo all’estremo passo l che limita la durata della propria esistenza terrena. L’ambientazione è piuttosto precisa ma sufficiente vaga a consentire al lettore d’immaginare luoghi e situazioni: giorni nostri, vita moderna, poche necessarie descrizioni (essenzialmente legate ai macchinari e all’esperimento) che non ingombrano il campo, non annoiano e definiscono chiaramente i vari ambiti in cui l’esperimento, vero fulcro del romanzo, si svolge. Il tempo della narrazione è continuo, come già detto, procede dall’inizio alla fine con fluidità, aiutando il lettore nell'insolito compito di fungere da assistente, cioè di limitarsi ad assistere all’esperimento condotto dai due scienziati. Il tutto con un linguaggio mantenuto il più possibile semplice e tutt’altro che povero. Un bel libro, emozionante, appassionante e originale. Un argomento di che appartiene alla storia dell’uomo e che proprio per questo motivo mantiene sempre la propria attualità, affrontato con fantasia e indubbia perizia, specie in relazione agli aspetti scientifici e teologici legati all’istante del trapasso. Concludendo: i miei più vivi complimenti all'autore, per aver avuto il coraggio d’affrontare un argomento così “ingombrante” e dibattuto da un punto di vista tanto originale e creativo, nonché per averlo saputo fare usando gli strumenti della narrativa )horror e fantascientifici) senza cadere nel rischio di sembrare ridicolo. Di Nordio Roberto
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