Scrittori presenti: 21025
Menu
|
|
Recensione Balthus Memorie
Le prime pagine.
1
BISOGNA imparare a spiare la luce. Le sue modulazioni, le sue fughe e i suoi passaggi. Fin dal mattino, dopo la prima colazione, dopo la lettura della posta, bisogna informarsi sulle condizioni della luce, apprendendo allora se quel giorno si dipingerà, se ci si addentrerà profondamente nel mistero del quadro. Se la luce dell'atelier sarà buona per mettervi piede.
A Rossinière tutto è rimasto immutato. Come un vero villaggio. Ho trascorso tutta la mia infanzia davanti alle Alpi. Davanti alla massa bruna e funerea degli abeti di Beatenberg, nel biancore immacolato della neve. In fondo, siamo venuti qui per la mia nostalgia della montagna. Rossinière mi aiuta ad avanzare. A dipingere.
Poiché proprio di questo si tratta. Potrei quasi dire, senza sembrare esagerato, unicamente di questo.
Qui regna una sorta di pace. La forza delle cime, il peso delle nevi tutt'intorno, la loro massa bianca, la bonomia degli chalet posati sugli alpeggi, il tintinnio dei campanacci, la regolarità della piccola ferrovia che serpeggia sulla montagna, tutto esorta al silenzio.
È opportuno verificare le condizioni della luce, dunque. Il giorno che viene farà progredire il quadro. Quello in lavorazione da tanto tempo. Forse un solo tocco di colore, e la lunga meditazione davanti alla tela. Solo questo.
E la speranza di domare il mistero.
2
L'ATELIER è il luogo del lavoro, e anche della fatica. Il luogo del mestiere. Nella mia attività è essenziale. È lì che mi raccolgo, come in un luogo di illuminazione. Ricordo quello di Giacometti. Magico, ingombro di oggetti, di materiali, di carte, e l'impressione generale di essere vicinissimo ai segreti. Nutro molta ammirazione e molto rispetto per Giacometti, e anche affetto. Era un fratello, un amico. Ecco perché ho questa fotografia di lui, non so chi l'abbia scattata e da dove venga, ma lavoro così, all'ombra di Alberto, sotto il suo sguardo, benevolo, incoraggiante.
Bisognerebbe dire ai pittori di oggi che tutto si gioca nell'atelier. Nella lentezza del suo tempo.
Amo le ore trascorse a guardare la tela, a meditare davanti a essa. A contemplarla. Ore incomparabili nel loro silenzio. D'inverno, la grossa stufa borbotta. Rumori familiari dell'atelier. I pigmenti mescolati da Setsuko, lo strofinio del pennello sulla tela, tutto viene riassorbito dal silenzio: prepara all'entrata delle forme sulla tela nel loro segreto, alle modifiche spesso appena abbozzate che fanno fluttuare il soggetto del quadro verso qualcos'altro di illuminato, di sconosciuto. Dalla vasta vetrata dell'atelier si contempla l'immagine tutelare delle vette. Dal castello di Montecalvello, che possiedo nel viterbese, si vedono all'orizzonte il Cimino e i suoi sentieri di abeti neri che sembrano trattenere i fianchi della montagna. Qua o là è sempre la stessa storia di forza e di mistero che si rappresenta. Come un mondo aperto alla propria notte. E in cui so che bisogna attardarsi per raggiungere la meta.
3
INTENDO questa idea del tempo, che bisogna saper domare e adattare, nella prospettiva di trarne un significato. Grazie al tempo concesso alla tela, spero di giungere alla possibile rivelazione, di trovarla. In tale disposizione, in tale atteggiamento. La mia opera si fa, si è sempre fatta, sotto il segno della spiritualità. Ecco perché mi aspetto molto dalla preghiera: chiede di condurvi sulla buona strada. Sono un cattolico fervente. La pittura è un mezzo per accedere al mistero di Dio. Per trarre qualche raggio di luce dal suo Regno. Non c'è vanità in questo. Umiltà, piuttosto. Per mettersi in condizione di catturare un frammento di luce. Amo l'Italia per questa ragione. L'ho visitata da giovanissimo, a sedici o diciassette anni, e ho subito amato questo Paese, la gentilezza delle persone, la tenerezza dei paesaggi. Ho sempre considerato l'Italia una terra spiritualizzata. Carica di spirito. Da tutte le finestre di Montecalvello è un quadro quello che si offre al nostro sguardo. Un quadro o una preghiera sono la stessa cosa: un'innocenza finalmente raggiunta, un tempo strappato al disastro del tempo che passa. Un'immortalità catturata.
Ho la fama di fare un quadro in una decina di anni. So quando è finito. Cioè quando è compiuto. Quando più nessun tocco, nessuna traccia di colore verranno a correggere il mondo finalmente raggiunto, lo spazio segreto finalmente percepito. Fine della lunga preghiera proferita in silenzio nell'atelier. Fine della contemplazione silenziosa. Si è conseguita un'idea della bellezza.
© 2001 Longanesi Editore
Ti piace la scrittura creativa, la poesia e parlare di letteratura? Perche' non vieni sul forum di zam per incontrare nuovi amici con la tua passione!
|
|
Ultimi libri pubblicati di Balthus | Memorie
|
Ora puoi inserire le news di zam.it sul tuo sito. Pubblica le news
|