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Recensione Luana Trapè

Luana Trapè

Da bambine - recensione di Giocondo Rongoni

 Il cuore è servito è del 1999. Chiude il secolo, mentre Da bambine lo riapre nel suo spazio vitale. E’ il cuore dell’autrice, in forma di ex voto, d’argento. Una cosa preziosa, soprattutto perché ad ogni pagina del racconto breve si affianca un disegno. Da bambini ( il punto di vista di un gatto), di un bambino. Talvolta. L’infanzia: Sulla soglia…Quotidiana.
Da bambine reca in esergo, quarta di copertina: ombre, bautta e schermo… da ombre a ombre. Ecco che si disvela la bautta, la maschera. Trattandosi di bambina, la mascherina. Evocata sin dalle prime pagine (ma anche dal racconto precedente) è, verosimilmente, quella di Mafalda, il personaggio di Joaquìn Salvador Lavado, in arte Quino (anche le donne di alcune tavole del coetaneo, conterraneo disegnatore argentino, Guillermo Mordillo. In una, per esempio, lei tiene in equilibrio con le braccia e le gambe le attività del gruppo-famiglia… una performance circense … quotidiana!).
La bambina che protesta, contesta il mondo degli adulti con ragionamenti (rimuginamenti, almanaccamenti - come li chiama Maria Lenti - ) non insolente, ma neanche supina: non mi pare giusto, non mi sta bene e lo dico forte, qualche volta lo grido, vedi Meditazione (viene da pensare alla potente raffigurazione di Joyce Lussu nella poesia Nunziata Bartolacci che però è ormai adulta e ha a carico un marito e un figlio perfettamente “estranei” per non dire altro, la donna-anello forte come l’ha de-scritta Nuto Revelli…).
La bambina parla con tanta orgogliosa sicurezza, nel disegno sta in un suo habitat naturale anche adulto, un’aula di scuola. E’ una lettrice eccezionale: case fatte di libri, altro che marzapane! E il santino preferito, San Girolamo, dottore della Chiesa con tanti libri intorno (per la parte del leone può bastare il gatto…). La befana di 19 libri, più quelli in circolazione… Del resto nella scuola ci abita anche, è figlia di due maestri… sua madre è stata lettrice forte pure lei; nell’armadio s’andava a nascondere per leggere in tutta tranquillità…
Con l’eco, le impressioni del testo, in letteratura il salto è grosso : si potrebbe andare a parare addirittura alla fine dell’800 con Claudine à l’école, ovviamente senza la malizia e lo scandalo di Colette.
Convalescente in Bretagna, nel 1894 Colette comincia a scrivere dei suoi ricordi di scuola. L’anno successivo va a visitarla insieme al marito questa vecchia scuola in Borgogna, e tre anni dopo comincia la saga Claudine à l’école, Claudine à Paris…
Nello stesso periodo, 1895, esce in Inghilterra The Golden Age, un classico di Kenneth Grahame, l’autore del più conosciuto “Il vento tra i salici”. L’età d’oro, ovviamente quella dell’infanzia, del gioco, degli adulti che appaiono ai ragazzi come abitatori dell’Olimpo, tanto sono lontani, incomprensibili… Non capiscono le loro corse nei campi, l’arrampicarsi sugli alberi, la caccia a lucertole e lombrichi…tutte cose proibite... Nel racconto di Luana Trapè c’è La Cosa Proibitissima, il Gioco Vietato… con la maiuscola perché si tratta di cose assai gravi… poi alla sera cosa gli racconti all’Angelo Custode ? Queste maiuscole applicate ad arte richiamano un altro libro “per ragazzi”, Kim di Rudyard Kipling, 1901. (Nel 1895 scriveva il secondo libro della jungla). Il Grande Gioco, il controspionaggio inglese in India. La Grande Ruota , la vita del santone in viaggio con Kim ), La Casa delle Meraviglie,
(il museo di Latore, come pure il negozio di Lurgan Sahib dove Kim viene istruito per il Grande Gioco). Per Luana lo spaccio del paese: cassetti verdi con le finestrelle di vetro e le strane forme della pasta come in fondo all’oceano… carta paglia e sardelle… Così, alla fine del libro La Grande Rivelazione e, in corso d’opera: Discorsi Da Grandi e Le Calze di Nylon. Ragazze che crescono. Dall’isola di Samo, dove è ambientata La Tigre in vetrina di Alki Zei, alla Torino del Lessico Famigliare di Natalia Levi Ginzburg. E a Treia, Macerata, matura quello di Dolores Prato: Giù la piazza non c’è nessuno (nel caso di Luana Trapè, su la piazza) e più ancora ne Le Parole. La sua “educazione sentimentale” nella sua famiglia particolare (uno zio prete, una zia nubile e una domestica che parla in dialetto, mentre nel collegio delle suore si nega tutto il lessico acquisito…). Così non è per Antonietta Langiu (Sa contra e Sas paraulas) che può conservare tutta la sua eredità sarda anche nel paese ospitante, Sant’Elpidio a Mare (dove Rossana Cifola scrive dei suoi Faori -i focaroni della Venuta - dell’infanzia … Da bambina mai una bambola)…
Il paese dell’infanzia. Malo, provincia di Vicenza. il paese d’origine di Luigi Meneghello, comparso nelle patrie lettere dopo quarant’anni di insegnamento in Inghilterra, (Università di Reading); recentemente consacrato nei Meridiani Mondadori, quindi un nuovo classico: Libera nos a Malo.
Come “liberarsi” di un paese, raccontandolo. Complemento di allontanamento, ma non di separazione. Memoria, rivisitazione, risvolti di vita quotidiana con un sapientissimo impasto linguistico: dialetto natio intrecciato alla lingua, idiotismi, espressioni idiomatiche, modi di dire particolari.
Un paese, un castello e sotto, il Borgo. La piazza-castello, una vasta platea- platèa digradante, quasi un teatro. Un paese, un paesaggio. Un paesaggio abitato, quindi, con figure. Per esempio la misteriosa Signora Greca; il suicidio del figlio come un incubo, una sorta di film dell’orrore… Grazia, la nipote del prete che frequenta il Caffè degli uomini, quasi la trama di certi film classificati, impropriamente, commedia all’italiana.
Un paese, una scuola di paese, di quelle dove il maestro abita (di solito è una casa d’occasione, nel nostro caso è un edificio importante, l’attuale Municipio).
Se ci si porta in faccia del sito, per un sopralluogo, si possono ri-conoscere i luoghi di questa geografia familiare: l’acqua alla fonte con le brocche, Fonte Mania e avanti nella ricca toponomastica delle belle contrade. Contrada Selva, l’Ate morto* che si forma da due Rii… Contrada Sole, Le Strolleche (sito geografico… personificato). I compagni di campagna che fanno kilometri per arrivare a scuola; colletto bianco e fiocco rosso (prima del tempo delle mamme-taxi) e quel benedetto pennino che macchia i quaderni e la … fedina scolastica degli alunni. Il libro di lettura unico medium tra te e il mondo. Il maestro, una sorta di demiurgo, per qualcuno nume tutelare, per altri un orco, giudice infernale: non si dice dottrina, si dice catechismo, l’ostetrica è la levatrice, non l’allevatrice… questioni di … lingua madre. E però c’è la vocazione a leggere, a scrivere: Beati i librai…stanze con le pareti fatte di libri.
In tanti veniamo da un paese, da una scuoletta di paese… come l’autrice-levatrice, Silvia nella narrazione. Silvia, la figlia che si racconta, ha il pianoforte, machina insolita per il paese, per i maschi che hanno i loro giochi (hai voglia a suonare la Barcarola, “marmaglia cenciosa”, per loro ci vuol altro!)…
Poi, quando lei con l’altra machina della storia (la 600 Fiat) passa alle medie, nella Città degli studi, altri scenari altri personaggi, altre situazioni. E’ un’altra stagione. Si va verso la Grande Rivelazione, quando l’infanzia è ormai finita nella cassapanca insieme al libro di lettura con il Nonno Inverno, la carrozzina-carrozzone del fratellino, l’ombrello con la paperetta (che per la verità non è mai passato di moda), la scuola con la scaletta…la rassegna ragionata dei Santi: San Giorgio, eroico. San Lorenzo, sarà peccato guardarlo (e sarà peccato chiamarlo San Lorenzo… in graticola, come da icona del suo martirio ?)
Si va al cinema. Domenica d’agosto esiste veramente. Tutti al mare… a Ostia, regista Luciano Emmer al suo esordio (1950). A Fermo il mare si vede anche dalla terrazza della casa sul Corso, oltre le colline. E proprio sotto casa c’è la scuola delle incomprensioni; come per il tema sull’emigrazione in Argentina, dove un Rio è un fiume grandissimo, mentre da noi è poco più di un fosso. Ma ci sono anche questioni per i cioccolatini e le calze di nylon, per l’incredibile esistenza di tante ragazze che vanno a spasso senza i genitori. Fino alla Grande Rivelazione delle “regole”, un rito d’iniziazione con la nonna sacerdotessa.
Con un gran balzo, avanti nel tempo e indietro nella scrittura, si potrebbe riprendere in mano l’ex voto de Il cuore è servito (a chi, a che cosa?). Che non sia proprio la scrittura a rendere sostenibile la comune pesantezza di Quotidiana ?

Giocondo Rongoni

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