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Recensione disinformatika
Lo sfondo di questo romanzo è dato dal sistema dell'informazione, con tutte le sue approssimazioni, i limiti, la ricerca spasmodica della notizia, spesso frutto di esagerazione o di vere invenzioni.
Cosa fare quando una persona normale viene immessa nel trituratore della notizia e diventa materia prima dell'industria dell'informazione?
E' la storia del protagonista, Marco, e del suo amico, don Aldo. Ma anche la storia di falso perbenismo, di giornalisti d'assalto, di giornali che devono pur vendersi, di editori che devono garantire affari e profitti. E' la storia di chi ancora crede alle agenzie stampa, ai telegiornali, di chi da alle notizie valenze diverse da quelle che in realtà meritano: puri e semplici prodotti commerciali, nati per essere venduti, prodotti per risultare appetibili e acquistabili.
Dice l'autore, nel suo sito (www.manentelibri.it) che da quando ha smesso di credere a giornali e televisione, ha cominciato a capire un po' meglio come funzionano le cose. Perchè senza la cappa di informazioni approssimative e devianti si è costretti ad approfondire ogni tema, ad informarsi sul serio. E di strumenti, al giorno d'oggi, ce ne sono parecchi. Internet, in primo luogo. Il web e l'informatica sono uno dei motivi più presenti nel romanzo, vuoi perchè è il settore in cui lavora il protagonista, vuoi soprattutto perchè se ne presentano aspetto nuovi e poco conosciuti (sistema operativo Linux, i programmo open source), anche se per molti aspetti migliori di quelli più diffusi. Anche in questo la disinformazione (miscelando disinformazioen e informatica e nato il titolo del libro, appunto 'disinformatika') gioca il suo ruolo, garantendo il soddisfacimento di interessi commerciali ben precisi ma causando, con questo, grossi danni ai consumatori e ad utilizzatori particolari quali scuole e amministrazioni pubbliche. Non andiamo oltre, su questo.
Nel libro ricorrono esempi di notizie false, in tutto o in parte, divulgate dai mezzi di informazione. Pochi casi, funzionali al romanzo, rispetto alla quotidiana marea di imprecisioni, di pettegolezzo, di volgarità che chiamiamo "informazione". Perchè se ne trovano in quantità, ogni giorno, in ogni televisione e in ogni gionale.
Avrà ragione l'autore a pensarla così?
Leggere 'Disinformatika' è un'esperienza interessante, le cose ci appiano quasi ovvie, rasentano il nostro quotidiano, in certi momenti ci si diverte, anche.
Alla fine, voltata l'ultima pagina, quel che cambia è il nostro modo di leggere un giornale, è la notra fiducia nelle notizie che sentiamo e, attraverso questi occhiali critici inizia una nuova avventurosa conoscenza: la realtà, così com'è.
Di trevinoalto
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