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Recensione Il filosofo greco Anassagora scriveva all’incirca 2.500 anni fa “Nulla si crea, tutto si trasforma, nulla si distrugge.” Ci vollero però ben 2.200 anni perché questa teoria potesse essere dimostrata dal grande chimico francese Antoine Laurent de Lavoisier. In quelle poche parole, in quel nulla si crea, tutto si trasforma, nulla si distrugge c’è una verità assoluta che solo un essere stolto come l’uomo, per vanità e potere, non riconosce. Ora Stefano Montanari, con questo saggio Il futuro bruciato, ha svolto un lavoro di grandissima utilità, rivolto soprattutto ai giovani e alle future generazioni affinché comprendano gli errori compiuti dagli esseri umani negli ultimi 200 anni della nostra storia, cioè da quando, nella seconda metà del XVIII secolo è iniziata la rivoluzione industriale e con essa un consumismo diventato sempre più sfrenato che ha depauperato le risorse del pianeta e creato una quantità di immondizia tale da superare abbondantemente tutta quella accumulata dagli albori dell’homo sapiens fino appunto alla metà del ‘700. Ma Il futuro bruciato è utile anche per noi, per comprendere quanto siamo stati turlupinati – e continuiamo a esserlo – da individui solo apparentemente disinteressati, disposti a tutto per raggiungere i profitti, anche negando ogni evidenza. Il percorso tracciato da Montanari parte dalla scoperta del fuoco, dalla sua lenta applicazione per migliaia di anni, e poi all’improvviso aumento della richiesta di energia con l’avvento dell’industrialismo. Fonti energetiche prescelte, sprechi, spazzatura hanno condizionato un pianeta al punto che ora lo stesso appare agonizzante e poiché nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, l’uomo è riuscito in un compito quasi impossibile, cioè rendere invivibile la propria esistenza. L’analisi dell’autore è impietosa, non si limita a una semplice denuncia, ma indica anche soluzioni fattibilissime e non campate in aria, e che proprio per questo non verranno adottate dai governi perché minano l’interesse dei soliti pochi. Il ricorso alle inesauribili energie alternative, quali il solare e l’eolico, porterebbe un duplice vantaggio: non depauperare ulteriormente il pianeta e non produrre scorie, sia sotto forma di ceneri che di gas, nell’ottenere energia. I famosi inceneritori, pomposamente chiamati termovalorizzatori, producono un’energia ben inferiore a quella che è stata necessaria per ottenere il combustibile (l’immondizia), oltre a liberare nell’atmosfera gas tossici, particelle infinitamente piccole, ben inferiori ai PM10, di notevole pericolosità per la salute umana. Al riguardo è giusto che si sappia che nelle vicinanze degli inceneritori, così come nel circondario di una centrale nucleare, il numero degli abitanti con neoplasie è di gran lunga superiore alla media nazionale. Le autorità lo negheranno, forniranno dati addomesticati, ma purtroppo è così. Se vogliamo poi limitare la massa delle spazzature dobbiamo rivedere il nostro modello di vita, comprando solo ciò che è effettivamente necessario, perché con il superfluo facciamo l’interesse di pochi, danneggiando tutti. Quindi è solo un apparente arretramento del nostro status economico, dove al concetto di quantità sovrabbondante si sostituisce quello di qualità della vita. Basta poco per cominciare, come, per esempio, abolire gli usa e getta, ritornando a quei vuoti a rendere per il latte, per il vino, per la birra che erano la norma nemmeno una cinquantina di anni fa. Il futuro bruciato, quindi, è più di un libro da leggere, è quasi Di Renzo.Montagnoli
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