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Recensione Al di la' delle vicende biografiche che emergono dalle testimonianze degli ex opudeisti-alcune delle quali toccanti e drammatiche sotto il profilo umano-e al di la' la' delle differenti professioni svolte dai testimoni,vi sono alcune costanti di indiscutibile rilievo che emergono dall'inchiesta di Pinotti-giornalista dell' ”Arena” di Verona e collaboratore dell' ”Herald Tribune”-e che consentono di caratterizzare la realta' opudeista come un microcosmo totalitario(realta' che dovrebbe essere oggetto di uno studio analogo a quello condotto dalla Arendt).Vediamo di illustrale sinteticamente.In primo luogo la pratica deviante della sessuofobia si manifesta sia nelle pratiche ascetiche che in quelle di espiazione oltre che nella rigida separazione tra opudeisti maschi e femmine;in secondo luogo,l'assenza di liberta' di pensiero e quindi di espressione,di critica e persino di scelta vestiaria sono caratteristiche che emergono ripetutamente dalle testimonianze.In terzo luogo,il culto dell'obbedienza cieca ed incondizionata ai superiori-che procede di pari passo con lasacralizazion edella figura del fondatore- determina nel tempo una progressiva spersonalizzazione,una percezione distorta della realta' esterna-connotata in termini dicotomici-e conseguentemente conduce il soggetto a gravi patologie psichiche che o vengono ignorate o sedate dall'abuso di psicofarmaci.Infine la manipolazione mentale alla quale e' soggetto l'opudeista lo induce a legittimare la delazione in quanto ritenuta-proprio come nella realta' gesuitica-strumento legittimo per il benessere della comunita'.Infine,in questa realta' orwelliana la difformita' ideologica viene letta come una vera e propria devianza psicologica che deve essere curata o attraverso la somministrazione forzata di psicofarmaci o attraverso l'esplusione.Nonostante gli indubbi meriti dell'inchiesta di Pinotti,emergono a nostra avviso dei limiti ben precisi.Infatti,l'autore-pur sottolineando nella cronologia storica dell'Appendice-il contributo determinate che il franchismo diede alla nascita e ala consolidamento dell'Opus Dei,accenna fugacemente ai legami tra la struttura opudeista e le classi dirigenti dell'America del nord e del sud(ancora piu' sfumati sono i riferimenti a quella italiana).Per quanto concerne la complessa e articolata macchina finanziaria dell'Opus dei -al di la' dei riferimenti alle vicende dell'Ior privi di consistenza penale o civile-manca nel saggio dell'autore qualsiasi tentativo di approccio. Sotto il profilo della costellazione ideologica opudeista,l'anticomunismo apertamente teorizzato non rappresenta nulla di particolare nel contesto del cattolicesimo novecentesco(ed in particolare di quello conservatore) almeno tanto quanto l'autoritarismo e il proselitismo esasperato che rientrano nel modus operandi sia di numerose altre realta' religiose sia in quello del cattolicesimo preconciliarista(anche il richiamo da parte dei teologi opudeisti all'autorita' tomista non costituisce nulla di originale).A proposito di scarsa originalita' dottrinaria-se si esclude il concetto di prelatura personale- lo spirito che anima gli scritti del fondatore presenta numerosi elementi in comune con la riflessione gesuitica e con quella calvinista.Infine-nonostante siano pienamente condivisibili le proposte di riforme proposte dall'autore-ci riferiamo in particolare a quelle relative alla necessita' di riconoscibilita' delle residenze,delle scuole,delle fondazioni e alla trasparenza dei bilanci e delle fonti finanziarie-queste ci appaiono viziate da una prudenza di fondo determinata dal fatto che queste proposte provengono da ex opudeisti che-pur avendo criticato fortemente la realta' opudeista-non hanno per nulla abbandonato la religione cattolica che presumono abbia una dimensione radicalmente altra da quella opudeista. Di prupitto
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