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Recensione S’intitola Bischizzi la seconda raccolta poetica di Fausto Nicolini. Edita da LietoColle (95 pag. 13 euro) contiene per lo più componimenti molto brevi 4/6 versi, ma anche qualcuno più lungo. Lo stile è ormai collaudato: serafiche battute, diaboliche invettive quasi esclusivamente a beneficio di un’ironia briosa e sferzante. Anche Bischizzi è diviso in tre sezioni: la prima nasce come un gioco di parole, il bischizzo appunto, per progredire in una serie di spiritose provocazioni che portano al sorriso (spesso amaro) soprattutto per quella classe impiegatizia quotidianamente frequentata dall’autore; la seconda parte è più un’invettiva nei riguardi di una nostrana cattiva politica le cui conseguenze assumono toni ridicoli; l’ultima è composta da “pensieri calibrati” (titolo della sezione) più profondi, più seri ed intimi. Non a caso la copertina mostra una fotografia di un mare vestito a festa (un’onda che sventaglia allegria) e si conclude con un’altra immagine marina più rilassata, sinuosa, così come la parola del poeta comincia fragorosa e frizzante per finire in un mare sereno e riposante. Di Susy
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