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Recensione Sembra una favola, una di quelle storie in cui il caso ha un’importanza preponderante, ma invece è realtà, cioè non è un parto di fantasia. Pensate, un ragazzo siciliano che si arruola nell’Arma dei Carabinieri e che in uno dei trasferimenti approda a Venezia. Lì, casualmente conosce una ragazza veneta, si innamorano e si sposano. Tutto qui? No, perché è evidente che sarebbe troppo poco. Infatti, la moglie gli fa conoscere le montagne dell’Agordino, Dolomiti tanto per intenderci, e lui si innamora un’altra volta, rimane folgorato dalla bellezza e dalla serenità dei luoghi, in poche parole scopre un mondo tutto nuovo che gli era sconosciuto. Alla montagna, alle cime svettanti nel cielo, ai boschi ombrosi di larici, ai torrenti che scendono impetuosi e ai quieti prati alpestri Gaetano Gulisano dedica questo libro, Versi e rime sulle cime, in cui sono presenti racconti, nella prima parte propedeutica della seconda, e poesie, scritti tutti in una sorta di aria entusiasticamente trasognata e in cui si avvertono chiare le sensazioni e le emozioni provate di fronte alla straordinaria bellezza di questa natura. E’ tanto l’amore per questi paesaggi che Gaetano non si accontenta delle parole, ma vuole immortalarli, per sé e per gli altri, in splendide fotografie, che si alternano nelle pagine, fra un racconto e una poesia. Non c’è nulla di questa natura che sfugga all’occhio attento dell’autore, che ne coglie l’essenza emotiva, trasferendola in righi che non perdono nulla dell’originaria scintilla che ha pervaso il suo animo, anzi spesso si ha l’impressione che il ripensare a visioni, a incanti, magari improvvisi dopo una curva del sentiero, finisca per fargli riavvertire quell’emozione, rendendolo consapevole di aver tesaurizzato la magia delle montagne. L’odore acre delle feconde vacche, colme del bianco e vitale nettare. E’ un mondo visto con occhi nuovi, dove prevale il positivo e in cui immergere cuore e anima è motivo di gioia senza limiti, così che anche nelle piccole cose, purché inserite in quel contesto, si provi il piacere immenso di essere lì. Stanchi i pastori alle casere stanno, mungendo dai loro greggi il bianco latte fieri di aver l’essenza reso al monte. Non solo natura, ma anche l’uomo con i suoi lavori dei campi, con la mungitura e con la fabbricazione dei formaggi rientrano in queste pagine di spontaneo lirismo, dove tutto sembra, e probabilmente è, in un ordine armonioso, con l’uomo parte integrante e rispettosa del creato. Nulla è tralasciato, e così fra alpeggi, cascate, ghiacciai, boschi, mucche al pascolo Gaetano si racconta e ci racconta la “sua” montagna, che così diventa anche nostra, un motivo in più per leggere questo libro. Di Renzo.Montagnoli
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