Recensione Georges Simenon Grande narratroe del '900
Georges Simenon nato a Liegi nel 1903 e morto a Losanna per un tumore al cervello nel 1989 è sicuramente uno dei più grandi narratori del ‘900, con la fluidità di chi ha della vita una conoscenza profonda e sa posare sugli uomini e sulle donne uno sguardo che scardina schermi o difese.
La sua vastissima produzione (circa 500 romanzi) occupa un posto di primo piano nella narrativa europea. Si va dal genere poliziesco, grazie soprattutto al celebre personaggio del commissario Maigret(di cui però solo 75 romanzi e 28 racconti lo vedono come protagonista) a molte altre storie in cui toccherà gli argomenti più disparati. La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta paesi, supera i settecento milioni di copie. Pare che Georges Simenon sia il quindicesimo autore più tradotto di sempre. Con Simenon il romanzo poliziesco cambia volto. Già dagli anni trenta imprime una svolta irreversibile nella storia del romanzo giallo: con Simenon, cioè, la domanda che ci si pone, che si pone l'investigatore e di conseguenza il lettore, si sposta ormai definitivamente dal chi è stato del giallo classico all'inglese, al perché, al cosa è successo nell'esistenza di una persona per portarla fino alla soglia irreversibile del delitto. L'attenzione dell'autore non è più centrata, come in altri autori di romanzi gialli, sulla costruzione di un meccanismo perfetto, di un enigma apparentemente insolubile che si sciolga magicamente nella sorpresa finale. Importante per Simenon è raccontare una vicenda umana, attraversata da un dramma, da un delitto, anche se ricostruita attraverso i passi che deve muovere un poliziotto per scoprire alla fine che il dramma è tale non solo per la vittima, ma anche per l'assassino (cfr wikipedia).
L’ultimo libro di Simenon uscito dall’Adelphi (che ne sta ristampando l’opera omnia), Le Campane di Bicetre scritto nel 1963, che si svolge tutto fra le pareti di una camera d’ospedale, tratta l’argomento della malattia e della conseguente paura della morte. Maugras, il direttore del più famoso giornale parigino ha un ictus che lo lascerà paralizzato nella parte destra del corpo. La malattia sarà per quest’uomo un punto di partenza per riflettere sulla propria esistenza e sui motivi che lo hanno condotto fin lì. A poco a poco, attraverso il groviglio di pensieri che gli affollano la mente, si fa strada una domanda: "A che scopo?". A che scopo essere diventato un personaggio importante, a che scopo essersi dato tanto da fare - a che scopo vivere, in definitiva? Mentre tutti si chiedono che cosa gli passi per la testa, Maugras, con la lucidità di una solitudine interiore spogliata da ogni maschera, fa un bilancio impietoso della propria esistenza, interrogandosi sul senso di quanto hanno fatto lui e quelli come lui per diventare ciò che sono.
Oltre alla propria fragilità scoprirà quella degli amici ed in genere delle persone che lo circondano e sarà capace di osservare con la giusta e distaccata umanità ognuno di loro. Il tutto nel desolante quanto essenziale clima di un ospedale freddo e asettico dove l’essere ricchi o poveri conta ben poco ma in cui sarà possibile scoprire come il senso ultimo dell’esistenza umana altro non sia che quello di riuscire a sopravvivere nel migliore e nel più semplice dei modi.
A cura di Tania Maffei
Di 9gatti
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