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Recensione Il volume e' il risultato delle riflessioni di alcuni significativi rappresentanti della lotta armata tedesca,italiana e svizzera svoltesi durante il Congresso zurighese del 1997.Nonostante le numerose demistificazioni lessicali presenti nel volume-demistificazioni frutto di quelle ideologiche-i relatori non hanno potuto misconoscere il fallimento operativo degli intenti rivoluzionari messi in atto fra il sessanta e il settanta,misconoscimento che non intacca per nulla la dogmatica certezza del loro universo ideologico e non determina dunque alcuna forma di autocritica.Al contrario:l'uso terroristico della violenza viene legittimato adducendo-oggi come allora-analoghe motivazioni ideologiche che trovano modo di concretizzarsi in affermazioni di questa natura:”Siccome il sistema politico italiano di allora arretrato e corrotto non era in grado di garantire la costituzione furono scatenate le forze di polizia”-”La lotta armata l'hanno iniziata da tempo i detentori del potere”-”La lotta armata trae una delle sue motivazioni nella risposta alla fascistizzazione dello stato”-”Il carattere autoritario era alla base della nuova repubblica”.Da queste riflessioni emerge-fra l'altro-come l'uso della violenza da parte dei soggetti antagonisti fosse puramente difensivo,fosse cioe' finalizzato alla preparazione di una strategia in grado di prevenire un golpe pianificato dallo stato.Ebbene,al di la' dei riferimenti storici ai Tupamaros e a Marighela e al di la'delle differenze di struttura organizzativa-tra quelle di impianto stalinista e quelle spontaneistiche-, quella piu' evidente e' tra l'autonomia svizzera e quella italo-tedesca:infatti l'autonomia svizzera non intraprese la lotta armata o la guerriglia urbana ma azioni di sabotaggio contro le centrali nucleari(con l'eccezione dell'attentato a base di molotov ai danni del consolato francese a Ginevra) il cui esito tuttavia fu fallimentare tanto quanto quello del terrorismo italo-tedesco. Di prupitto
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