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Recensione Un libro sincero, spietato, senza censure, letto tutto d’un fiato nel silenzio della notte, per potermi immergere fino in fondo nel dolore che, pagina dopo pagina, si ridesta nella morsa acida dello stomaco; ma anche per poter fuggire in fretta, col favore del sonno e di un nuovo risveglio, alla realtà fisica del groviglio che stringe appena sotto lo sterno con lo scorrere urgente del flusso delle parole. Un libro che confessa l’amore quando esplode in passione cieca e ineluttabile. L’amore tra un maestro e il suo discepolo, quando ci si sente forti dell’approdo al disincanto raggiunto con l’età, l’esperienza, il denaro. Un amore che parte con imposta riluttanza e controllato distacco, senza ammettere a sé stessi che ogni gesto studiato per distanziarsene, aggroviglia sempre più i pensieri e l’animo al magnetismo di quella promessa di felicità. E più ci si sente forti, ormai allenati dalla vita a riconoscere ciò che lucidamente potrebbe sprofondarci nel dolore, più ci si stupisce di quanto inesorabile possa essere il desiderio di abbandonarvisi. Un libro intenso, scevro del pudore e della vergogna di ammettere le proprie più profonde e fragili debolezze; un libro consapevole e franco, come solo può essere chi quell’amore, e quel dolore, l’ha attraversato, l’ha vissuto nella totale pienezza, e nonostante le più atroci prove e sofferenze, ne è uscito fuori. In qualche modo. Da quell’amore, e da quel dolore, che prima o poi appartiene a tutti. Di AtramBlog
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