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Recensione L'autore,generale dell'esercito francese in congedo,membro durante la guerra di liberazione di “France Libre”,dopo aver preso parte alla Guerra di Indocina,sara' tra I fondatori dello SDECE attraverso il quale dara' un contributo di fondamentale rilevanza alla Guerra di Algeria tra il 1955 e il 1957.Dopo una breve parentesi biografica-dalla quale emerge la formazione culturale classica,il suo contributo alla guerra di liberazione e al sostegno della resistenza anarchica iberica-l'autore dimostra di avere il pregio della chiarezza e della schiettezza la' dove apertemente-senza infingimenti o ipocrisie-ammette esplicitamente di essere divenuto-grazie all'esperienza sul campo-uno “specialista di azioni brutali e spietate”.Le sue riflessioni autobiografiche costituiscono una testimonianza preziosa per ricostruire il contesto politico francese-dal quale emerge per esempio l'assoluta condivisione della classe politica sulla opportunita' di introdurre una legislazione di emergenza in modo bipartisan e al di la' degli steccati ideologici-,la dinamica della lotta antiinsurrezionale contro l'FNL e il PCA -e le numerose connivenze di intellettuali e giornalisti francesi nel sostenere I moti insurrezionali-,ma soprattutto il volume dell'autore prova al di sopra di ogni dubbio come la vittoria militare conseguita dai para' leopardati sia stata ottenuta grazie a quella formidabile sinergia politico-militare che si creo' con l'entrata in scena del Gen.Massu nel 1957 e con la realizzazione dello stato maggiore parallelo al quale Trinquier,Godard, Bigeard e naturalmente l'autore diedero un contributo decisivo.Per quanto concerne l'aspetto piu' delicato del volume, vale a dire l'uso sistematico ed ampio della tortura,(ammissione questa che suscito' vivacissime polemiche in tutta la Francia quando apparve il volume) questa era stata gia' attuata dalla polizia francese e tacitamente ammessa dalle autorita' prefettizie e politiche.D'altra parte,la giustificazione strategica risultava evidente anche per l'autore-che se ne servira' a Philippeville e ad Algeri- poiche' il suo uso consentira' di salvare -dagli attacchi terroristici indiscriminati-numerose vite umane.Sotto il profilo psicologico e morale-afferma con nettezza l'autore-la morte di un detenuto non gli portava nessun rimpianto ne' gli cagionava odio o pieta'.D'altronde,la capillare presenza dei membri del FNL-e fra questi Saadi,M'Hidi e La Pointe divenuti celebri loro malgrado grazie allo splendido film di Pontecorvo-dentro la Casbah,l'uso sistematico del terrorismo-che mieteva vittime civili quotidianamente-,l'uso del sabotaggio attraverso lo sciopero generale, imponeva una raccolta di informazioni-in collaborazione con la polizia-capillari,la suddivisione di Algeri in quattro zone ognuna delle quali affidate a quattro reggimenti di paracadutisti secondo l'approccio denominato DPU -approccio messo a punto da Trinquier-,rastrellamenti sistematici e l'uso del coprifuoco.Ebbene,all'interno di questa complessa strumentazione militare,la tortura rivesti' un ruolo di rilievo poiche' le informative estorte dai prigionieri consentiranno rapidamente di ricostruire la struttura a cellule del FLN arrivando fino al vertice della piramide organizzativa.Infine-a nostro avviso-di estremo interesse storico risultano altre due considerazioni dell'autore:la prima secondo la quale tutti I vertici politici locali e nazionali dal 1954 al 1957 non solo furono al corrente dell'uso della tortura ma ne approvarono l'uso e la seconda in base alla quale la eliminazione per impiccagione di Ben M'Hidi fu decisa da Massu e attuata dall'autore senza rimpianto alcuno. GAGLIANO GIUSEPPE Di prupitto
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