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Recensione Se la poesia è anche la rappresentazione di sensazioni rivenienti da un afflato con la natura, Viola Di Muzio ha saputo cogliere questo aspetto con il ricorso prevalente a immagini elegiache, per lo più in funzione di metafora, ma che donano ai suoi versi un’eleganza sobria e spontanea che lascia in chi legge una traccia di sereno appagamento. Sono visioni aggraziate che richiamano alla memoria tempi andati, in cui l’uomo ancora riusciva a stupirsi di fronte alle bellezze del creato, accompagnando la sua emozione a una dolce malinconia, premessa indispensabile per pervenire a quella beatitudine dell’anima che è propria della serenità ( Nascerà un altro giorno / e dalle ceneri risorgeranno / nuovi sogni. / Sboccerà un’altra primavera / e nell’aria si respirerà / profumo di mimose / e di mandorli in fiore. /…). Divisa in tre sezioni, l’opera affronta, come tematiche, l’assenza (E’ il calar della sera…/ Seduta sul pontile cerco te, / padre negato…/…), l’amore (Amo te / come il cielo ama la terra, / il bimbo il seno materno. /…) e l’assoluto ( Con la pelle baciata / dall’azzurro del cielo / come farfalla vola il mio pensiero / sui rigogliosi monti, / ove fra le rocce splendenti di ginestre / nacque una Stella. /…). Vibranti, ma senza enfasi, sgorgano naturali i versi diffondendosi in punta di piedi, quasi timidi, ma gioiosamente liberi di mostrare un animo incline alla meraviglia per la natura, al ricordo commosso di cari scomparsi, a un amore che è sentimento allo stato puro, trasporto affettivo, desiderio di cuori. Poesia che in apparenza può sembrare anche semplice con significati immediatamente comprensibili, ma che cela intenzioni più profonde da cogliersi con successive riletture, perché sotto il naturale velo di pudore battono concetti dell’esistenza che impreziosiscono ulteriormente l’opera. Ne consiglio senz’altro la lettura. Di Renzo.Montagnoli
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