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Recensione Elena Loewenthal COMMENTO CRITICO ALLA ‘MISTICA EBRAICA’ DI GIULIO BUSI ED E. LOEWENTHAL, ed. Einaudi (di Sergio Gatti) Dalla lettura di questo testo sulla storia della mistica ebraica emergono con chiarezza 3 elementi: 1) Un marcato antropomorfismo riferito alla figura divina. Un antropomorfismo che si manifesta “sin dai primi esordi, fino agli esiti più recenti”. Un dato piuttosto imbarazzante, visto che ci stiamo riferendo alla religione monoteistica per eccellenza. 2) L’assoluta importanza dell’astronomia per la comprensione delle Sacre Scritture e, più in generale, di tutta la tradizione. 3) L’importanza dei simboli, che vengono utilizzati per sintetizzare una serie di verità, sia di carattere antropico, sia astronomico. Il percorso simbolico è infatti la strada che la dottrina segreta ebraica addita verso la conoscenza. Per conoscenza, come spesso riportato, si vuole intendere conoscenze astronomiche. Ciò vale anche per le molte volte in cui la stessa Bibbia cita questa parola. Per trovare le fila del discorso è necessario che i tre punti citati si integrino a vicenda. In caso contrario, si arriva ad una dispersione che non porta ad alcun risultato, come è accaduto sino ad oggi. Anche nel testo in oggetto, non si vede uno sforzo di sintesi. Prendiamo ad esempio il simbolo delle 10 Sefirot: secondo la tradizione, esse sono associate sia ai diversi organi del corpo umano, sia al nostro sistema solare (sole e pianeti). Quindi, in questo simbolo sono contenuti sia il punto 1 (l’antropomorfismo) che il punto 2 (l’astronomia). Ora appunto, nella mente di colui o coloro che in origine caricarono i simboli di significati, quale potrebbe essere il significato complessivo delle Sefirot? Ebbene, a me è parso logico, in uno sforzo di sintesi, sovrapporre le due associazioni, e quello che ne esce è necessariamente, a mio avviso, un uomo cosmico! Cioè un uomo che non è limitato alla nostra terra, ma si esprime nell’intero sistema solare. Non risolveremo mai il mistero della tradizione ebraica guardandoci sotto le scarpe, ma solo alzando gli occhi al cielo! A conferma di questa mia interpretazione, la dottrina segreta ebraica cita l’esistenza di un ‘uomo primordiale che va diffondendosi nell’universo, occupando di volta in volta nuovi mondi’. Noi non possiamo sottovalutare espressioni del genere, derivate dalla tradizione più antica, che a detta dei dotti mistici, ma anche del Rabbinato, è quella più veritiera. Pertanto le mie deduzioni mi sembrano perfettamente legittime. Essendo dunque le Sefirot un simbolo antropo-astronomico, è lecito supporre che l’intera famiglia di simboli appartenenti alla cultura ebraica lo sia. Ad esempio: il Drago. Esistono innumerevoli citazioni secondo cui il Drago ha una valenza cosmica, è abitato, “è collocato da un estremo all’altro del cielo”, “è intermediario fra l’uomo e Dio”. Anche per il simbolo Drago esistono dunque, come per le Sefirot, delle forti valenze antropo-astronomiche. Che poi, detto per inciso, sono confermate da analoghe valenze, per la medesima figura simbolica, riscontrabili presso ogni antica grande civiltà. La mia deduzione è che il Drago sia un pianeta abitato appartenente al nostro sistema solare, dall’orbita non tondeggiante, ma ellittica (‘da un estremo all’altro dei cieli’). LE CONTRADDIZIONI. Riconosco i grossi meriti di questo testo, che rende abbastanza accessibile ad un vasto pubblico una materia complessa ed enigmatica. Tuttavia devo segnalare qualche incoerenza. Nell’introduzione si cita l’importanza assoluta dei simboli per la comprensione della tradizione. Di seguito, scorrendo il testo, il simbolo Drago ricorre decine di volte, in contesti della massima importanza. Ma poi, curiosamente, inspiegabilmente, esso non compare nell’indice analitico a fine libro. Questa assenza stride con quanto sostenuto nell’introduzione. Un simbolo importantissimo, il Drago, viene così perso per strada. Ecco dunque, a mio avviso, dov’è il limite di questo testo: il mancato tentativo di “espugnazione” della roccaforte dei simboli, che sarebbe stato possibile proprio in base alla ricchezza degli elementi a disposizione. In definitiva, una mancata indagine a coronamento di un impegnativo lavoro di raccolta e documentazione. Una mancata, possibile sintesi, che invece è presente nel mio lavoro (“La dottrina segreta ebraica alla luce della teoria sul Serpente Piumato”, editore Fermenti. Sergio Gatti. Di Sergio Gatti
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