Recensione Edgar A. Poe “La caduta della Casa Usher” e la psicanalisi
Nel racconto “La caduta della Casa Usher” che dovrebbe essere letto in chiave psicanalitica, Poe - che precorse Freud e la psicologia - racconta il tremendo influsso esercitato da un’antichissima casa (dai «muri desolati», dalle «vuote occhiaie delle finestre», dai «tronchi bianchi di alberi in sfacelo» e «da uno stagno nero e lugubre che si stendeva, immoto specchio, davanti all’abitazione») sulla psiche dei due abitanti, i gemelli Roderico e Madeline (personaggi che potrebbero essere autobiografici: esistevano infatti due autentici James e Agnes Usher, parenti dal lato materno di Edgar).
L’agitazione nervosa e il disturbo mentale di Roderico sono descritti con una perfetta conoscenza delle crisi di panico e delle angosce paralizzanti della depressione; Roderico «era schiavo di una forma anomala di terrore», e all’amico dice: «Temo gli eventi del futuro, non in se stessi ma nelle loro conseguenze. Tremo al pensiero di un avvenimento qualsiasi, anche quello piů comune (…) sento che presto o tardi verrŕ il momento che dovrň lasciare insieme vita e ragione in qualche lotta con un sinistro fantasma, la Paura». La depressione di Madeline č abilmente descritta cosě: «Una costante apatia, un progressivo deperimento della persona… un’incessante irradiazione di tristezza… un bagliore sulfureo gettato dalla mente sul circostante universo fisico e morale». Poe, inoltre, in un certo qual modo sembra conoscere ante-litteram il significato e la forza dell’inconscio; con riferimento a Roderico, scriveva: «In alcuni momenti, in veritŕ, credevo che il suo spirito perpetuamente agitato fosse travagliato da qualche opprimente segreto, e che egli lottasse con se stesso per trovare il coraggio necessario per rivelarlo».
E nel racconto, Poe in modo autobiografico riflette come questi comportamenti fossero simili a quelli dell’«ubriacone irrecuperabile» e dell’«incorreggibile mangiatore d’oppio», e parla di «malessere del cuore… disperata desolazione del mistero... estrema depressione d’animo ch’io non saprei piů inappropriatamente paragonare ad alcuna sensazione terrena se non il distacco dal sogno di colui che ricorre all’oppio, alla sua amara graduale ricaduta nella vita quotidiana, e all’orrendo lento svanire del velo». Ed ecco, che Edgar ha fatto per noi la corretta diagnosi del suo abuso di alcol e oppio: il vano tentativo di un depresso di curare la sua malattia con una «eccitazione artificiale», in assenza dei moderni psicofarmaci!
E quando i due gemelli muoiono insieme in maniera terrificante, anche le mura della casa crollano miseramente e lo stagno buio si richiude sopra le macerie fisiche e spirituali dei due protagonisti, ponendo termine finalmente ai loro incubi, alle loro angosce esistenziali.
Di Silvia Iannello
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