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Recensione Franz Krauspenhaar Era mio padre è un libro straordinario, fosse anche solo per la bellezza della copertina ne consiglierei la lettura. La scrittura è sorprendentemente viva, il suo approccio con il lettore forte e immediato, le parole ti fanno precipitare dentro un vorticoso percorso, camminare sui carboni ardenti sarebbe probabilmente più facile. L’autore in questo libro compie un viaggio dentro di sé, attraverso gli avvenimenti che hanno caratterizzato la sua esistenza. Questo libro raggiunge gli strati profondi dell’essere senza l’utilizzo di filtri, ma racconta l’etica del quotidiano, quel quotidiano in cui ogni giorno si incontrano le asperità del vivere, permeate dall’ombra del passato. Krauspenhaar non nasconde nulla, ma mostra interamente il suo essere riversato in una Milano liquida e rarefatta, egli si mostra nudo, il passato è adesso, qui, ora, senza sconti. Egli non cerca comprensione, pietà, vuole solo raccontare cos’è un uomo che ha attraversato le aride steppe dell’anima. Parlare di se stessi è un atto di estremo coraggio e farlo senza filtri è un’operazione che pochi riescono a fare senza cadere nella retorica, e in questo libro non c’è nulla di simile alla retorica. Tutta la vicenda è trattenuta tra i fili del tempo che non si scollano, ma sono fermati dalla potente colla della memoria. Tutta l’opera è permeata da una grande bellezza, dove la scrittura assolve il compito di restituire attraverso l’arte questa complessa vicenda, la scrittura è vissuta come estremo limite in cui l’animo umano va ricerca della parte più intricata dell’essere. Il racconto attraversa tre generazioni, e ognuna di loro si trova a combattere le proprie guerre, fuori e dentro sé stessi. Ogni pagina è percorsa da una forte tensione narrativa che coinvolge il lettore, fino al finale inaspettato. Di ninag
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