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Invocazioni

Già la forma del libro, con la sua rilegatura molto pregiata e la misura di cm.17x13 con in copertina la grafica di Luca Pacioli a rappresentare il dodecaedro simbolico, dà l’idea di un libretto sacro come il breviario di manzoniana memoria. Nel libretto di Don Abbondio le preghiere richiamavano i versetti biblici, qui invece, la preghiera è canto d’amore, un’esposizione continua dei limiti concreti di fronte all’infinito Essere.

Quando soffiano venti
dove soffiano venti
qualcosa di sacro si leva
a richiamare rapimenti
ad opera di un dio.
Anche la polvere prega
quando il vento spira e la solleva.

C’è una sorta di modernissimo francescanesimo che si avverte già in un altro suo libro, la Lode dell’asino, nella felicità della sua condizione, di quella santa stupidità, della sua capacità di sublimare il mistero ed il mistico. Già in quel libro, la poesia diviene testimonianza di preghiera: della sofferenza serena e paziente, del coraggio umile che può sorgere soltanto da altre dimensioni. In un altro suo libro, Trovatori dell’intimo intelletto, Rubina Giorgi ci mostra una poesia capace di farsi strumento di conoscenza, una sorta di lirica autoanalisi: tutto quello che si vive esteriormente appartiene al divenire, caduco e tuttavia utile per raccogliere la sostanza della propria intimità. A pensarci bene, anche qui ci si raccoglie in preghiera o almeno ci si pone in atto di preghiera: si vive la vita quotidiana, si provano gioie e dolori, si è testimoni del giorno che sorge, ma a sera tutto è un mettersi in ascolto, proprio come dopo una confessione o una riflessione. In fondo la poesia di Rubina Giorgi, la sua vita, la sua filosofia, è tutto un disporsi, un aprire i pori all’amore, un sollevarsi e sollevare. La sua parola poetica risuona altri suoni: in queste risonanze, rimbalza il profumo del divino dalla pesante creatura pagana, fa sentire l’imperfezione necessaria, la sola capace di stimolare la ricerca d’altre vie utili a riconoscersi diversi, se non addirittura opposti all’apparente. L’apparente è la “selva oscura” da cui bisogna uscire per ritrovare la luce: ecco il bisogno che ha la poesia di bere alla fonte dell’amore. Diventa una donna da guardare con il massimo rispetto e pudore, una “madonna stilnovistica”, legame fra cielo e terra: in una parola, preghiera. Nel libro Ombra di luce la Nostra intende procedere alla ricerca di elementi di divino nella carne, della perfezione presente sia pure offuscata dal pesante, della luce pur viva nella negatività dell’ombra. Anche qui quindi, un legame d’amorosi sentimenti, un modo di ritrovare Dio nelle creature e viceversa. È la liturgia dei contrasti: il pesante asino si fa Cherubino e la bestia più infima s’eleva grazie ad un sapere ispirato “dall’amor che nella mente mi ragiona” e “muove il sole e l’altre stelle”. Il film continua con Echeggiamenti. In questo libro la Giorgi si pone in ascolto ad occhi socchiusi cercando una poesia che sia percezione di quanto, per echi, possa salire a galla, dal frastuono dell’apparenza, dando l’idea del divino presente in natura. A questo punto bisogna dire che la poesia di Rubina Giorgi, è davvero un miracolo: In lei è talmente grande il desiderio di avvicinare le nature opposte, da trasformarsi in amore, pulsante, ed in tal guisa, da rendere verisimile, l’impossibile.
Soprattutto bramo che l’uno e l’altro opposto
contengano, evidente o invisibile,
la loro particella di grazia
di splendore.
Invocazioni è il libro che chiude il cerchio, che forse aiuta a capire anche la poesia precedentemente pubblicata dalla Giorgi. È una poesia dove c’è una triade: divino-parola-mondo. La parola è un elastico che si allunga o si accorcia in rapporto all’intensità del canto d’amore. Il divino è Dio primario ma anche la sua materna immagine: si rinnova nella condivisione mediante il figlio. Il mondo, un bisogno di divino.
Ecco il senso d’Invocazioni: un’implorazione continua, di miracolo: il sentimento di un dio avvertito presente là dove necessita che lo sia. Il pensiero che vi sia nel mondo ancora la disponibilità ad aprirsi al divino.
Il limite, come dono alla divinità. Il limite del poeta è la parola scritta sul foglio bianco. Invocazioni, quindi, un dono di parola per amore di divino.

Tocca il mio sordo udito, Signore,
abbaglialo.
Separalo
Da me.
Forse lo fai già
lo stai facendo
mentre io non comprendo.

E' possibile trovare il nuovo libro di Rubina Giorgi: INVOCAZIONI per i tipi di Ripostes, al costo di Euro 14.

Libri recenti di Rubina Giorni (Saggistica, poesia, narrativa):
Immagini d’amore, immagini di ragione. Per trovatori a venire, Salerno-Roma 1998;
Trovatori dell’intimo intelletto, Salerno-Roma 1999;
Luoghi dell’amore. L’intimo intelletto Salerno-Roma 2001;
E tanto d’uno in altro vaneggiai, Modena 2001 (più tardi in volume di Aa. Vv., Poesie dell’inizio del mondo, Roma 2003);
Il guanto di Velàzquez e altri accadimenti, Salerno-Roma 2004;
Ombra di luce, Salerno-Roma 2005;
Echeggiamenti, Salerno-Roma 2007;

Salvatore Violante

Di Salvatore Violante

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