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Recensione Piero Buscemi Onestamente: ho letto Querelle perchè non riuscivo a trovare il libro che sto leggendo, "I canti profetici di William Blake". Di solito, io leggo solo libri di autori morti, perchè credo che fare letteratura sia diventato troppo facile; quindi, per leggere un'opera che valga veramente la pena leggere, bisogna aspettare almeno un secolo. Troisi aveva ragione, ci sono troppi libri. Con questa premessa, ad un certo punto, credevo di leggere il più brutto dei libri mai letti, con le virgole fuori dai canoni, un errore di battitura (lo xilofilo che doveva essere xilofono) ecc. Si sa, che il libro più brutto mai letto poi uno se lo ricorda, ma Querelle ha provocato qualcosa di più profondo, perchè, ad un certo punto, mi son rivisto ventenne, asociale, emarginato, incazzato, mi sono ricordato che anche Siracusa (la città dove vivo) è provincia babba... insomma alla fine, Querelle m'è piaciuto perchè (forse) se avessi conosciuto l'autore a vent'anni (anch'io sono del '65), avremmo frequentato la stessa gente, gli stessi gradoni e le stesse piazze. Criticamente: l'autore fa fuochi artificiali con le parole, e questo non mi piace, perchè secondo me la letteratura va scarnificata, mirando ad una sintesi assoluta che racconti storie nel modo più diretto possibile. Ma il fatto che questo non mi abbia impedito di scrivere una recensione, mi lascia il dubbio che l'intento dell'autore di colpire l'attenzione del lettore, con me ha trovato terreno fertile. Ultima curiosità: ma davvero, l'autore ha conosciuto un'amica che si è impiccata? Mauro Maiorca Di ossidiana1
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