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Recensione Selma Lagerlöf Il carretto fantasma
Durante la guerra l’opera artistica della pacifista Selma Lagerlöf languì, ma nel 1912 pubblicò “Il carretto fantasma (Körkarlen)” che nel 1920 ha ispirato l’omonimo film muto del grande regista svedese Victor Sjöstrom (1879-1960), capolavoro nordico e vera lezione di cinema per le innovazioni tecniche e la potenza registica. Vi si narra la storia di David Holm, un ubriacone tubercolotico che con le sue angherie ha reso infelice la moglie e i figli (sotto questo riguardo, Selma e Victor condividevano la medesima tragedia dell’alcolismo paterno e conoscevano quindi molto bene quel che raccontavano!). David muore a mezzanotte della notte di Capodanno e, secondo la leggenda, dovrà fare il carrettiere della morte (numerose storie s’incastrano come tante scatole cinesi), ma Edit - una sorella dell’esercito della Salvezza che ha tentato di guidare David sulla retta via - muore di tubercolosi e si sostituisce a lui che, ritornato in vita, raggiunge la moglie salvandola dal suicidio, le chiede perdono e resta con lei per espiare. Il film è attraversato continuamente e in modo lugubre dal carretto e dalle anime dei morti in una moderna sovra-impressione. A questo film e alla sua difficile realizzazione per il rapporto controverso tra Victor e Selma (ciascuno avrebbe voluto dare una propria personale rappresentazione), Ingmar Bergman ha dedicato l’interessante film televisivo “The Image Maker”.
Di Silvia Iannello
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