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Recensione Marco Nundini Non solo un giallo dai riflessi noir, ma il presagio di un mondo il cui passato presto svanirà nell’effimera vita di uno stile di comunicare senza più carta, senza più inchiostro. Quando me lo hanno segnalato non ho dato tanta importanza all'idea del mondo senza più carta e senza più inchiostro citato sulla copertina, ma poi la cosa mi ha incuriosito. E' un giallo a prima lettura, ma la trama ed i suoi personaggi, una giovane ispettrice della polizia ed un misterioso esperto di calligrafie perdute, il Filografo, scivolano sul teorema, assai reale, della perdita della scrittura corsiva. Quanti di noi, in effetti, conservano sms o email degli ultimi anni. Frammenti del nostro quotidiano e del nostro tempo smarriti nelle pieghe del tempo. Da qui parte la storia. Da un misterioso omicidio e da una lettera che il cadavere tiene stretta tra le mani. Per risolvere il caso, che si complica strada facendo, gli interpreti dovranno recuperare il corsivo perduto ricostruendo una articolata storia di emigrazione che dalle rive scaligere dell'Adige porta il lettore nell'affascinante continente sudamericano, sino alle sponde del Rio Paranà. E' un gioco di scatole cinesi che, se all'inizio lascia chi legge perplesso, anche per via di un linguaggio assai ricco, ci avvolge però capitolo dopo capitolo. La linea temporale corre in avanti di qualche anno rispetto al presente di chi legge, ma con discrezione, senza farlo apparire un romanzo di fantascienza. La filografia, materia affascinante che non conoscevo, risolve il caso e tutto, come nella tradizione della letteratura gialla, pare concluso. Il cerchio si chiude, ma una punta di noir ci lascia sgomenti proprio nelle ultime pagine... Una nota dolente: pubblicato da un editore minore (Ibiskos Editrice Risolo) si fatica un pò a reperirlo. Di lorine
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