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Recensione Fabrizio Gatti Bilal
Fabrizio Gatti Bilal
"È stato facile diventare Bilal. È bastato polverizzare con la suola l'ultima cenere della carta d'identità. Ma da allora Bilal non se n'è più andato", scrive Fabrizio Gatti. Anche per me, chiuso il suo libro, Bilal non se ne è più andato. Mi sono commossa leggendolo. E l'emozione è rimasta. Non è certo un romanzo strappalacrime, ma proprio perché non è un romanzo ho pianto. E' sostanza senza retorica, è carne e sangue. E' un coro di voci e di volti che ti prende e non ti lascia più. Bilal ti coinvolge e poi ti sconvolge, ti toglie dagli occhi quel velo ipocrita che permette di non sentirsi responsabili. Ne renderei obbligatoria la lettura in tutte le scuole medie d'Europa, come un tempo leggevamo Cristo si è fermato a Eboli per conoscere quell'Italia fatta di povertà e di emigrazione che ci eravamo da poco lasciati alle spalle. Allora eravamo "italiani brava gente". Dopo la lettura di Bilal non riesco a dire lo stesso di noi italiani di oggi. Bilal è un libro necessario, anzi indispensabile. Per chi dice di amare l'Africa, per chi si dice viaggiatore, ma soprattutto per tutti noi che ogni giorno l'Africa la incontriamo nelle nostre città e ha il volto di tanti Bilal, Amadou, Mohamed, Fatima, Joseph, James... Forse le parole non cambiano il mondo, ma aiutano a superare paure e pregiudizi, a non diventare cinici, a non assuefarci alla "sottile banalità del male". E forse possono restituire a questi uomini e a queste donne, nati dalla parte sbagliata del mondo ed entrati in Occidente dalla porta sbagliata, quella dignità che si meritano per il loro coraggio e la loro sofferenza. Anche i peggiori di loro, perché la lotta per la sopravvivenza inevitabilmente mescola solidarietà con furbizia, sopraffazione e violenza e spesso conduce a una deriva esistenziale cui è difficile opporsi, soprattutto nella solitudine di un mondo che ti è estraneo. "Se arriveranno vivi in Europa, li chiameranno addirittura disperati. Anche se sono tra i pochi al mondo ad avere ancora il coraggio di giocarsi la vita carichi di speranza".
Anna, www.acomeavventura.com
Di annamaspero
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