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Recensione Alberto Samonà Anche in un mondo di caos e distrazione è ancora possibile una relazione con se stessi. È questo il filo conduttore del romanzo epistolare Il padrone di casa, scritto dal giornalista Alberto Samonà, e pubblicato per le edizioni Robin. Il romanzo è il contenuto di dodici lettere che il protagonista scrive, nei dodici mesi di un anno, ad un’amica lontana. L’uomo cerca risposte e pone le proprie domande alla donna, ma la destinataria delle lettere resta in silenzio, mentre un ritmo circolare, evidenziato dalla mancanza di una risposta, contrassegna lo scorrere del tempo. La donna resta muta per tutto il libro, fino a quando, forse, si pụ incominciare a sentire la voce del “padrone di casa”, il solo in grado di mettere ordine fra le mille altre voci che convivono nell’autore delle lettere. Nel libro, l’estensore delle lettere è “dipinto” come un ricercatore addentro agli studi esoterici, che, peṛ, ad un certo punto – complice una causa esteriore – si rende conto di come abbia beatamente trascorso tutta la propria vita nel sonno, nell’appagamento dei propri ego, ingigantiti anche dagli studi iniziatici, nonostante lo scopo di questi fosse, in origine, ben diverso e cioè, un fine di “liberazione”. Di Marionardoni
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