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Recensione Non è facile trovare libri scritti con intenti dissacratori, ma supportati da una piacevole ironia che alleggerisce l’enfasi del discorso, finendo con il divertire il lettore. Devo essere sincero, prima di tutto con me stesso: Renzo, avresti mai immaginato che Gordiano Lupi, il narratore di storie horror ambientate a Cuba, sarebbe stato capace di scrivere un libello nei confronti dell’attuale mondo letterario, smussando i toni epici con un’ironia sottile, un humor quasi britannico? No, lo ammetto: non credevo che la cosa fosse possibile. E invece “Nemici miei” è un’indagine accurata, anche spietata della letteratura italiana attuale, condotta con mano sicura e con l’occhio attento al lettore, affinché possa conoscere, indignarsi, ma comunque senza che in lui sorga il legittimo desiderio di abbandonare per sempre il piacere di leggere un libro. Va dato merito, infatti, a Gordiano di avere evidenziato i mali del mondo editoriale senza che il lettore venga indotto a una repulsione, salvando così quelle piccole imprenditorialità che sembrano, al momento, le uniche - se pur deboli - forze in grado di contrastare quella letteratura del nulla che viene imposta dai grandi gruppi. Non sfugge nessuno della filiera libraria all’occhio attento di Lupi: in primis gli autori, ma anche i recensori, le riviste culturali, gli editori, gli agenti letterari, i giornalisti e perfino le scuole di scrittura, un gigantesco apparato che si regge mediante uno scambio continuo di favori e di alleanze. E se forse qualcuno non potrà essere d’accordo con uno o più dei nomi degli autori citati a disistima, resta sempre il fatto che emerge chiaro un quadro di un mondo che dovrebbe essere culturale e che invece non lo è. E’ da anni che osservo questa realtà, tanto che ho scritto più di una riflessione al riguardo, e non posso, pertanto, che trovarmi d’accordo con il giusto sfogo di Lupi. Ho detto sfogo, come un discorso fra sé e sé, scritto come tale e infatti è un italiano parlato quello del libro, un italiano anche incavolato, con punteggiatura frammentaria, con quegli errori che emergono solo quando ci si inalbera, come in un dialogo che resta all’interno. Sottolineo questo, perché su IBS ci sono dei giudizi che lamentano certi errori grammaticali, segno che i loro estensori non hanno compreso il significato del testo, né conoscono altre opere di Lupi, di natura diversa e pertanto scritte in quel linguaggio corretto che è proprio di questo autore. Sono 122 pagine che mi hanno divertito, strutturate come un dizionario e infatti alla lettera A) troviamo “Agenti letterari”, poi “Ammaniti Nicolò”, e a seguire in perfetto ordine alfabetico, fino all’ultima W, nel caso specifico “Wu Ming”. Quale è il personaggio che mi ha divertito di più? Collina Pier Luigi, sì, proprio lui, il famoso arbitro di calcio, pure scrittore. Del resto, se molti aspiranti narratori inseguono il sogno di essere pubblicati, consci però dell’estrema difficoltà, questo non accade a personaggi noti, le cui incursioni in campi diversi da quelli che sono loro propri non solo fanno costume, ma vengono caldamente incoraggiate da certi editori, indipendentemente dal livello qualitativo dell’opera. Soprattutto l’importante è scrivere il nulla, cioè niente che possa costituire un minimo di letteratura. Ci penserà poi la filiera produttiva a imporre il prodotto, la cui qualità solo per qualche raro caso è buona. Con ciò non deve passare né la voglia di leggere, né la voglia di scrivere; nel primo caso è necessario evitare quasi tutti i best seller per non essere impallinati; nel secondo ci si può sempre rivolgere a qualche piccola casa editrice e lì, se il prodotto è valido, c’è qualche probabilità che un sogno si traduca in realtà. Di Renzo.Montagnoli
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