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Recensione Già il titolo dice molto, perché quel “ Io mi ricordo” è una riscoperta nei meandri della memoria di un tempo passato, quello dell’infanzia dell’autore. Ma questa narrazione autobiografica è molto di più di un semplice ripasso di fatti ed eventi accaduti tempo fa, perché è un’opera volta a rispondere a tante domande sulla vita e sul suo mistero, soprattutto con una graduale percezione del proprio “io”. Oserei dire che è una scrittura dell’anima, della componente nascosta in noi e che opportunamente stimolata si rivela in tutta la sua grandezza e in tutta la sua capacità di colloquiare oltre il tangibile, avvicinandoci inconsciamente all’Assoluto. Diviso in capitoletti che presentano la piacevole caratteristica della consecutività, grazie al fatto che ognuno termina con un concetto che poi viene ripreso all’inizio del successivo, questo libretto di 128 pagine ha il pregio non trascurabile di avvincere con gradualità, perché è come se l’autore, sempre presente, fosse lì davanti a noi, con i suoi ragionamenti, con le sue riflessioni che partono dal ricordo analizzato con la coscienza del presente. Questa tecnica poteva costituire un motivo di appesantimento, che tuttavia è stata abilmente evitata grazie a un’innata vena poetica che dona leggerezza ai periodi, pur nella profondità dei concetti espressi. “ Sopra quei monti ho imparato a guardare oltre il dono, la mano. E’ salendo che ho toccato il cielo. Salendo, che mi sono calato dentro. Si sale per contemplare e per scendere migliorati, pronti a portare il meglio fino a valle, fino al punto più basso, per donargli un pezzetto del cielo lontano e farlo fiorire.” Ecco, in una visione mistica, sembra che sia l’anima a parlare, con soave lievità, e non è l’unico periodo che presenta tali caratteristiche, che sono invece proprie dell’intera opera. Si ripropongono così gli insegnamenti dei vecchi in una logica che permette di sapere chi siamo solo se non ignoriamo ciò che siamo stati e chi è stato prima di noi. “- Il lampo si vede ma non si sente, il tuono si sente ma non si vede” sussurrai a mia nonna che si era approssimata al letto per coricarsi.” Semplice e logico, vero? Anzi, la frase considerata avulsa dal discorso può anche far pensare a un bambino incolto. E invece, proseguendo con la risposta della nonna, si può benissimo capire il vero significato di questo periodo, che quindi non è così scontato come sembra. “ - E’ semplice, - mi rispose, - ma come tutte le cose semplici, che sono le più belle, spesso passano inosservate e si finisce per non comprenderle. Ecco perché è importante imparare ad ascoltare e osservare: per non restare al buio nella vita.” Pagina dopo pagina cominceremo a riflettere anche noi, a cercare di rispondere alle domande di un bambino ripescate dalla memoria con l’esperienza di un adulto. Ci accorgeremo così che sono quesiti che inconsciamente ci poniamo e a cui o diamo risposte scontate o non le diamo affatto. Condotti per mano con intuizioni poetiche ci lasceremo affascinare da questo dialogo della memoria e riscopriremo anche la nostra, ci sentiremo uniti con l’autore, testimoni di un percorso da svelare insieme. Nell’apprendere o nel ricordare di come si faceva il pane in casa, oppure di come si giocava, ritornerà un pezzo della nostra vita, con la consapevolezza che ora siamo così perché allora eravamo così. Io mi ricordo, di Paolo Ferro, è un autentico gioiello, da leggere e da meditare, e che ha il pregio di infondere tanta serenità. Di Renzo.Montagnoli
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