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Recensione Il sonetto è un classico componimento della poesia, soprattutto italiana, ed è caratterizzato dalla brevità, oltre che, almeno nella sua forma tipica, dalla presenza di quattordici versi endecasillabi suddivisi in due quartine a rima alternata o incrociata e in due terzine a rima variabile. Celebri autori di sonetti sono stati Dante Alighieri, Cecco Angiolieri, Petrarca, Giosuè Carducci, tanto per citarne alcuni, ma ci sono stati cultori anche all’estero. Con il tempo si è avuta poi un’evoluzione che ha comportato una variabile suddivisione del raggruppamento dei versi con a volte contemporanea modifica del numero delle sillabe. Peter Russell aveva una vera passione per il sonetto, tanto che ne scrisse un numero rilevante (si dice più di tremila), che tuttavia trovarono la via della pubblicazione in misura assai ridotta ed ecco perché questo volumetto de Il Foglio intitolato Autumn to autumn ha una sua particolare valenza raggruppando 23 liriche scritte negli anni che vanno dal 1997 al 1998, che precedono di poco la morte dell’autore, presago quasi dell’imminente fine. Di rilievo, come sempre, la presenza “a fronte” del testo originale in lingua inglese, grazie al quale è possibile apprezzare la struttura metrica e l’armonia insita, che inevitabilmente nella versione italiana si perdono, tanto più che la traduzione, effettuata dall’autore stesso e da suo figlio, non è così precisa e cristallina come quella invece di Long evening shadows. L’opera è preceduta da una bella prefazione di Enrica Salvaneschi che ha saputo predisporre la giusta atmosfera per avvolgerci, in corso di lettura, nella piacevolezza di un ritmo che nulla ha da invidiare a quelli di altri grandi del passato. Wath message on departing can I send? The God in time abandoned Anthony- In time why should he not abandon me, Before forewarned and timorous I descend Into the Underworld that is our end. Heaven or hell , says Christianity, The Witnesses, a renewed earth, will be Perfect humanity’s unmerited godsend. …. Che messaggio mandare al dipartirmi? In fine Antonio dal Dio fu abbandonato – Perché non dovrebbe toccare a me la stessa sorte, Prima che scenda, avvisato e timoroso, Nell’Ade che è la nostra fine. Inferno o Paradiso, dice il Cristianesimo, I Testimoni, una terra rinnovata, sarà La manna immeritata della perfetta umanità. …. Questo sonetto, dedicato ad Anthony Johnson, esprime bene tutte le sensazioni che trovano sbocco nelle riflessioni di un uomo che avverte l’approssimarsi della propria fine, quell’autunno nelle stagioni della vita che appare il periodo necessario, se non indispensabile, per prepararsi all’infinito inverno. Questa tematica, svolta in altro modo, è propria anche di Long evening shadows, opera quest’ultima a mio avviso più completa e che peraltro beneficia di una traduzione esemplare, che nulla toglie all’originale, e che, anzi, nella nostra lingua sembra uscita direttamente dalla penna del poeta. Per fortuna che esiste il testo a fronte che ci rivela una scorrevolezza dei versi in un ritmo pacato, ma non lento, che ritroviamo in tutti i componimenti, come in questo, di cui riporto i primi quattro versi della sola traduzione in italiano, peraltro abbastanza corretta. Non mi rimane più niente se non la lettura, Finchè non giungerà l’ora in cui i miei occhi si chiuderanno E cesserà il mio respiro, e avrò bevuto L’ultimo calice inebriante, e sarà troppo tardi per andarmene. … La passione per tutto ciò che ci circonda viene però ad accentuarsi in questo periodo, quasi a voler cogliere sensazioni e sfumature in modo più intenso, onde accomiatarsi aspirando a pieni polmoni il profumo della vita. Ed ecco allora un sonetto in cui la meraviglia per la bellezza della natura prorompe irrefrenabile: Today the first wild hyacinths are out And will narcissi spot the hills with gold, Violets, a warm deep blue, defy the cold; … Oggi sono sbocciati i primi giacinti E d’oro i narcisi selvatici macchiettano i colli, Violette, un caldo blu profondo, sfidano il freddo; … Non vado oltre, per non togliere il piacere di poter scoprire gli altri testi, frutto di un’esperienza poetica e di una sensibilità artistica che, giustamente, fa rientrare Peter Russell nel ristretto cerchio degli eletti, cioè di quegli autori le cui opere sono immortali. Di Renzo.Montagnoli
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