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Recensione Davide Vaccino

Davide Vaccino

Le catacombe dell'anima

Davide Vaccino Le catacombe dell'anima
Davide Vaccino Le catacombe dell'anima

Le catacombe dell’anima è un titolo quanto mai indovinato, perché tutta la silloge è permeata da una profonda malinconia, alimentata da un pessimismo trasparente che riverbera dal confronto fra l’io dell’autore e il mondo circostante.


E’ indubbio che lo scontro fra realtà esterna e aspirazione intima finisce con l’apparire stridente in tutta una serie di sfaccettature che Vaccino è riuscito a cogliere, per poi tradurle in versi.


C’è così l’orrore di Omicidio di stato (….Il sangue ha dipinto / di rosso quel prato: / lo Stato s’è spinto / a perpetrare reato; /…), la rassegnazione di Le voci dei morti (Le sento fra gli scrosci / d’acqua piovana / sulla terra molle / dei camposanti /…), l’indignazione per i profittatori dell’innocenza altrui di Un biglietto per il Paradiso (Agnes aveva un passaporto / e sulla bocca un bel sorriso: / un battello l’aspettava nel porto, / con un biglietto per il Paradiso. /….).


Non mancano riflessioni esistenziali come nell’eccellente Il buio o anche escursioni dialettali come in Masnà.


L’impressione che se ne ritrae è effettivamente quella di uno sconforto profondo, una macerazione di ideali in evidente contrasto con la realtà, insieme di elementi che condiziona e determina il percorso poetico dell’autore piemontese. Il suo è un mondo non solo ingiusto, ma anche senza speranza, una sorta di riflusso negativo di cui è spettatore e vittima contemporaneamente.


Uno status, quindi, che si riflette in ogni verso che finisce con l’apparire una confessione a se stesso, ma che attrae, pungola, per arrivare poi a compenetrare anche il lettore.


E’ originale poi il ricorso indifferente alla metrica e al verso libero, e addirittura  al sonetto, una poliedricità che Vaccino sfrutta abilmente a seconda delle circostanze, magari alleggerendo lo svolgimento di più forte impatto, come in Un biglietto per il Paradiso, oppure qualificando maggiormente  riflessioni di particolare complessità, come ne Il cieco.


Aggiungo, anche, che al di fuori di questa tematica, ma pur presente nella silloge c’è un acrostico e le iniziali di ogni verso finiscono con il comporre il nome e il cognome della destinataria di un sogno notturno, una brevissima parentesi d’amore, un raro momento di serenità.


 

Di Renzo.Montagnoli

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