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Il tessitore del vento

Nei sei mesi che lo separano dal fatidico appuntamento con la morte, lo scrittore riempie la sua solitudine dedicandosi a un nuovo romanzo “di clamorosa e complessa bellezza”. È la storia dei personaggi veri o finti che in quegli ultimi giorni attraversano la sua vita di scrittore e di personaggio. È la storia di un amore che potrebbe salvarlo. È la storia del libro che il lettore sta leggendo ma che sa di non poter terminare: il tempo del suo autore è scaduto, “lo specchio specchierà se stesso e il cerchio si chiuderà”. Questa è la trama riportata sulla copertina del romanzo “Il tessitore del vento”. Una cosa aggiungerei: leggendo il libro ci si accorge che Venezia non è “scenario inerte” ma si integra sentimentalmente con l’anima di Federico Grandi, il protagonista. Venezia entra addirittura in scena come personaggio, con le vesti arabescate e lo scettro di corallo, e racconta la sua storia. Eccone un passo suggestivo:


“La notte, per i campi e per i sottoporteghi deserti è solo il vento dell’Adriatico che alita dietro gli angoli, carico di salsedine. Porta con sé qualche voce. Rumori che provengono dal Lido: grida di croupier attorno ai tavoli del casinò e scrosci di applausi per sdentati Leoni d’oro. Mondanità notturne. Un gondoliere stanco, col naso adunco, accompagna attraverso il silenzio dei canali il fantasma di Gustav Aschenbach. Tra un tuffo e l’altro del remo gli mostra i miei sestieri immersi nel sonno: Castello, San Marco, Cannaregio, San Polo, Dorsoduro, Santa Croce. E poi la Giudecca. Nomi evocatori di altri fantasmi, antichissimi. Aschenbach sorride, il ghigno malaticcio, le guance imbellettate. Ad ogni dondolio della gondola i suoi occhietti febbricitanti frugano qua e là in cerca del piccolo Tadzio. Infine si assopisce sotto la larga tesa del suo panama. È il momento supremo. Le mie fondamenta secolari sprigionano una nebbia leggera leggera, che mi avvolge, e con la tenerezza di una madre che parla al suo bimbo mi sussurra: dormi anche tu, Venezia, dormi. Dorma il flusso dei canali. Dorma la sovrumana potenza del mare. Dorma la stupidità degli uomini e delle loro cose. Dimentica, Venezia, e cerca di essere nel sogno ciò che non sei nella vita”. (Parte Prima, cap. 2)

Di romaikos

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