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Recensione Adriana Assini Le rose di Cordova
Ad ogni nuova prova letteraria, Adriana Assini continua a dimostrare la sua singolare capacità di far rivivere la Storia; ovvero, di renderla un’illustre guerra contro il Tempo – come scriveva il Manzoni nel finto manoscritto introduttivo ai Promessi Sposi – poiché questo rode, consuma, tende a far sparire gli eventi sotto la polvere dell’oblio, mentre essa, narrando i fatti, fa magicamente risorgere figure ed eventi, ripresentandoli interi e vivi davanti agli occhi del lettore.
Nella sua impalcatura narrativa, l’Autrice si pone qui in un genere letterario ibrido, che unisce felicemente le specificità costitutive del romanzo e del saggio storico vero e proprio. I personaggi campeggiano su uno sfondo scenograficamente imponente quanto rigorosamente attestato. La spiccata teatralità è anche qui un carattere saliente della scrittura dell’Autrice: mentre leggiamo, le pagine sempre più si animano di dialoghi e di mutevoli scenari, e la scorrevole continuità dei capitoli non impedisce di figurarsi un immaginario palcoscenico girevole su cui si muovono persone e avvenimenti.
Protagonista della storia è Giovanna: terzogenita dei Re Cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, a poco più di sedici anni sposa il seducente arciduca Filippo detto il Bello, nato dal matrimonio fra l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo e Maria di Borgogna.
Per Filippo, Giovanna nutre una sorta di violento amore-odio, avendo riconosciuto in lui, durante il decennio trascorso al suo fianco, un uomo ambizioso e calcolatore; tendente in più a estrometterla dal governo per poter accentrare tutto il potere nelle sue mani. L’esistenza della povera Giovanna (detta poi la Pazza) si snoda da questo primitivo fiorire di un sogno fatto di amore e di gloria che rapidamente affoga nelle strettoie dell’oppressione bigotta della regina madre, dell’ostilità del marito e degli inganni del padre; fino all’impietosa indifferenza dello stesso figlio Carlo.
A raccontare l’infelice vicenda è l’altra protagonista: la giovane ancella Nura, bellissimo personaggio di fantasia creato dalla scrittrice, delineato con finezza di sfumature e con acuta intelligenza psicologica. Personalità tormentata e controversa, Nura è figlia di un ministro del califfo Boabdil, sconfitto e ucciso molti anni prima dalle truppe dei Re Cattolici conquistatori di Granada. Donna bella e gentile, essa prova per Giovanna un affetto contraddittorio, screziato da rimpianti e da rancori, non riuscendo a dimenticare che l’infanta è pur sempre figlia e indirettamente complice dei suoi oppressori, che l’hanno strappata al suo popolo per consegnarla a un triste destino.
Prepotentemente attratta, lei pure, dal fascino del bel Filippo, lo rimpiangerà per sempre e seguirà poi la sfortunata regina senza regno fin nel suo definitivo isolamento nel tetro castello di Tordesillas, dove per quasi cinquant’anni la osserverà decadere giorno per giorno, sempre più chiusa nel mutismo di una vera o forse simulata follia.
Marina Caracciolo
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