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Recensione Paola Dei LA NAZIONE 3 Giugno 1998 Articolo di Massimo Biliorsi Pagina di Cultura Viaggio dentro all’anoressia La parola chiave è fantasia negli studi di Paola Dei, psicopedagogista e scrittrice, che ci presenta:”Come un sasso nell’acqua” ovvero “un viaggio nell’anoressia” che esce in questi giorni per la Melusina Editrice. La commedia dei problemi di “fine millennio” si racconta in due, paziente e medico, o meglio, narratore e ascoltatore. Un libro da leggere anche fuori da elementi devianti come la cura di per sè: l’elemento narrativo fa in fondo parte della nostra esistenza, basta avere la sensibilità di Paola Dei ed innestarlo in un contesto terapeutico ineccepibile, eppure ancora affascinante. Il dramma del nuovo secolo è questo e lo si affronta con un colpo netto alla routine della suggestione alimentare e di tutte le cosiddette ricchezze materiali. Un libro importante, controcorrente, eppure dolce e un pò nostalgico di altre epoche e di altri ruoli. Un libro che vuole spezzare le catene di tante anime infelici, prigioniere, che si nascondono come tutti noi impariamo subito a nascondere emozioni. Il libro contro l’inaridimento dei nostri tempi, contro la dilagante industria che l’uomo ha costruito e decide i nostri bisogni quotidiani, L’industria del malcelato malessere. Un dramma che dal punto di vista letterario è descritto proprio come una commedia che incalza personaggi e che va soprattutto contro il più grande male del presente: l’indifferenza, anche verso noi stessi. IL CAMPO di SIENA 10 Settembre 1998 Articolo di Gilberto Madioni Pagina di Cultura “Viaggio nell’anoressia” con il libro di Paola Dei Sensibile, dolce, tenera e, al tempo stesso ribelle, spavalda, suscettibile, contraddittoria e assetata d’affetto e d’amore, sino quasi a spingerla a ciò che rappresenta la sublimazione massima di tutti i sentimenti o sensazioni umane, è il personaggio Chiara nel libro di Paola Dei “Come un sasso nell’acqua, un viaggio nell’anoressia”, Edizioni Melusina. Una ascoltatrice, una narratrice, una terapeuta, una paziente. Questi i due personaggi che animano il racconto di vita vissuta di Chiara e Paola, che si rispecchiano nell’altro, costituiscono quanto di meglio, di originale,. di creativo, di attuale e attraente eppur difficile possa offrire la narrativa. Chiara di Paola Dei è come un felino che assume posizioni dell’animo più intriganti. E se la crediamo paga di ciò che le viene concesso nel tentativo di soddisfare, senza comprendere ciò che nel suo animo veramente desidera, è ciò che di più errato si possa fare. E’ come credere di rendere felice un gatto con un piatto di carne o riso. Chiara, a differenza di un gatto, ha un’anima. Ed è proprio qui il desiderio di amore nei suoi confronti. Quell’amore che Chiara ha sempre cercato fin dalla sua infanzia, quando i genitori per una educazione tesa a pianificare il futuro, la misero in collegio senza chiederle o tentare di comprendere se quello era il suo desiderio, senza leggere dentro il suo animo, le sue inquietudini, le sue indecisioni, divenute poi paure, ossessioni, fino a portarla a rifiutare il cibo, sino a sfidare la resistenza fisica e psichica e spirituale e, al tempo stesso, spinta sino al dolore estremo che Chiara tenta di sublimare anche di fronte al baratro scuro della morte. Morte dell’anima e del corpo, nel tunnel scuro della depressione? Morte che Chiara ha sfidato quasi come un gioco affrontato con improvviso senso di onnipotenza. Il paragone della sua anoressia, che Chiara fa, con quella di Santa Caterina, possiamo considerarlo dissacratorio? Caterina amava Gesù e lo chiamava divino, grande amore. Amore spirituale o sublimazione spirituale quello di Caterina? E Caterina non si cibava di questo amore soprannaturale che la portò a sopravvivere senza toccare cibo per giorni, mesi, anni? Eppure la ragazza di Fontebranda, come il personaggio Chiara, viveva in una gabbia dorata, creata dai suoi genitori senza che questi le chiedessero se era il suo vero desiderio. Tanto era l’amore dei suoi genitori per lei che le sue stranezze e il suo rinchiudersi in se stessa e il rifiutare il cibo, la fecero considerare “pazza” e pure una strega più che una Santa. Una vita dove Chiara guarda come in uno specchio sempre eguale e monotono e dove la sua immagine appare mutevole a seconda di come è condizionata dai suoi stati d’animo e dalla sua personalità. Uno specchio che ella finalmente infrange con un “sasso nell’acqua” stagnante che finalmente varia e assume un aspetto di rottura, tanto forte da attirare l’attenzione di chi quello specchio guardava con distrazione. Il sasso nell’acqua che spezza finalmente quella monotonia permette alla farfalla di volare libera, sconfiggendo da sola l’anoressia, uno dei mali di questo secolo, dove l’egoismo personale e l’indifferenza nei confronti del prossimo sono diventati un vero e proprio modo di vivere. Questo di Paola Dei è un libro di elevata narrativa, moderno nell’impostazione, ben scritto, che al tempo stesso può essere pure di valido aiuto a chi è caduto nel limbo oscuro dell’anoressia che poi è il limbo oscuro dell’anima.
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