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Recensione Salvatore Paci Biglietto di andata e ritorno
Salvatore Paci Biglietto di andata e ritorno
Antonio La Mattina è un programmatore informatico che una notte fa uno strano incubo, nel quale una sua vecchia conoscenza, un certo Castrogiovanni (detto Gheppio) gli consegna una strana scatola.
Quest'incubo risveglia la curiosità del protagonista che cercherà di capire se si è trattato solo di un sogno oppure di qualcosa di più. La Mattina, insieme alla sua fidanzata Roberta, si mette alla ricerca di Gheppio, e dal figlio, Gheppio Junior, riceverà una scatola misteriosa contenente alcune lettere ed un floppy disc. Antonio, la sua amata Roberta e Gheppio Junior, inizieranno così la ricerca di Gheppio senior in una avventura che li porterà a visitare luoghi inesplorati di Caltanissetta.
Ma chi è questo Gheppio? Perché è così importante nella storia?
Antonio La Mattina fa parte di una cerchia di appassionati del gioco del lotto (chissà che seratone a parlare del novanta che non esce sulla ruota di Bari da tre mesi), mentre Castrogiovanni gestisce una casa di scommesse. Dopo aver accumulato una piccola e improvvisa fortuna col gioco del Lotto, si presenta funesta l'ombra di Lucifero e delle sue schiere infernali, che secondo Gheppio, sarebbero fermamente intenzionate a rubargli l'anima, tanto da indurlo con l'inganno a firmare un patto di sangue (senza lasciargli neanche il diritto di recesso... )
Antonio La Mattina si trova così ad affrontare razionalmente, ombre sconosciute e paure sopite scaturite dalle forti suggestioni delle lettere di Gheppio.
Largo spazio viene dato alla vita privata del protagonista, con la presunzione dell'autore, che tutto, ma proprio tutto della giornata del suo protagonista possa interessare al lettore, che si troverà ad affrontare lunghe descrizioni di decine di passeggiate col cane Mia, una mezza dozzina di pranzi, altrettante cene, un paio di gite in macchina, tre rapporti sessuali della durata complessiva di circa un'ora e alcune giornate lavorative dove, Antonio La Mattina cercherà di spiegare pazientemente ai suoi "tonti" colleghi, come diventare bravi quanto lui.
L'autore si divincola in imbarazzanti digressioni sui pasti consumati dal protagonista e dalla fidanzata Roberta: "Insalata di rucola, pomodori di Pachino scaglie di grana e tonno" (col parmigiano?) mentre lui si è limitato alle patate al forno che a suo parere "fanno bene al fegato".
Come se le sterili descrizioni sulla noiosa vita del protagonista non fossero sufficienti si susseguono interessanti digressioni sulle persecuzioni ricevute dal sesso femminile dal quale La Mattina si ritiene braccato e costretto a rifiutare sdegnosamente.
La bellezza di 7 pagine (dalla 107 alla 114) vengono spese per raccontare la vicenda stucchevole del cane Mia, generata dal seme di Fred, ricavato dalla frustrante masturbazione del genitore da parte del veterinario, poi introdotto nella vagina di Carlotta".
La trama rantola attraverso i luoghi storici di Caltanissetta, narrata cono noiose descrizioni da guida turistica di seconda mano.
Scrivere significa evocare immagini, ricordi, sensazioni, purtroppo Salvatore Paci lo fa costringendo il lettore non a godere ma a subire le sue evocazioni.
Anche un momento dolce come un bacio appassionato nel libro di Paci diventa così: "Roberta mi prese il viso tra le mani e, alzandosi sulle punte dei piedi, mi ficcò la lingua in bocca. Mi sentii frugare dentro e la sensazione fu tutt'altro che spiacevole"
Non sarà stato spiacevole per lui, ma a me che l'ho letto ha scatenato un piccolo conato di repulsione.
E ancora: "cominciammo a spogliarci a vicenda. Perdevamo i vestiti così come una banana, nelle mani di un affamato perde progressivamente la buccia".
Non so quale emozione l'autore volesse suscitare con questa similitudine ma sono sicuro che se il libro fosse stato scritto in lingua inglese avrebbe meritato il prestigioso premio britannico "Bad sex award".
Ho una forte difficoltà a inquadrare Salvatore Paci come scrittore, neppure come mediocre scrittore da rivista osé. Forse potremmo considerare il suo libro un esercizio letterario, da tenere chiuso in un cassetto però, possibilmente con un lucchetto molto robusto. Replicare in più copie il manoscritto è uno spreco di carta e di risorse in un mondo che cerca di salvaguardare l'ambiente e che forse, dovrebbe preoccuparsi di salvaguardare anche l'igiene mentale dei lettori.
Se vogliamo proprio dare un merito a Salvatore Paci è quello di aver creato in Antonio La mattina il più fastidioso, saccente, misogino e frustrato personaggio che sia possibile reperire nel panorama letterario.
Insomma, l'opera prima di Salvatore Paci, nonostante le interessanti premesse iniziali, e un finale non proprio da buttare via, è patologicamente afflitta dall'incapacità della trama di dipanare se stessa, imprigionata com'è da noiose e, a tratti raccapriccianti, descrizioni del nulla.
Se in alcuni giochi, come il lotto, la fortuna è la molla vincente per il successo, mi sento di dare un solo consiglio all'autore "Ritenta e sarai più fortunato"
Di Leon8oo3
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