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VOGLIAMO UN ALTRO MONDO-DATANEWS

In questo recentissimo volume l'autore non solo individua analogie e differenze tra il movimento del sessantotto e quello no global ma con estrema lucidita' denuncia il tradimento attuato consapevolmente dalla 'sinistra' istituzionale nei confronti degli ideali socialisti sottolineando la sostanzianziale contiguita' programmatica tra la sinistra istituzionale e la destra berlusconiana.Con la stessa lucidita' e fermezza, l'autore non si sottrae dal denunciare la bancarorra alla quale le forze politiche stanno portando il nostra paese in merito al rispetto della laicita',rispetto barattato in modo osceno da gran parte della classe politica per mere ragioni elettorali .Ancora piu' spietata-se possibile-la denuncia di un altro tradimento:quello sindacale che per questioni di potere e di trasformismo ha sistematicamente cancellanto alcune delle principali conqnte specifici quali, ad esempio, l'accentuazione della dimensione filosofica e una moderazione maggiore nelle osservazioni critiche.Ma vediamo di procedere nel dettaglio.In primo luogo, amche l'autore-come Montanelli e Romeo-osservo' l'assoluta incapacita' politica della classe dirigente nel riuscire a dare un assetto giuridicamente moderno all'universita';in secondo luouiste dei lavoratori diventando il migliore interlocutore dei poteri forti.Insomma la deriva liberista e riformista della sinistra storica e del potere sindacale ha travolto le legittime aspettative dei lavoratori.Ma ecco sulla scena storica apparire un nuovo messia: I cobas che saranno in grado di fronteggiare la reazione padronale con efficacia.Al di la' del facile ottimismo dell'autore-in alcuni casi indubbiamente commovente e patetico-,noi siamo al contrario persuasi della impossibilita' del sindacalismo antagonista di attuare una opposizione costruttiva e non velleitaria.Allo stesso modo, la cesura indicata dall'autore tra i movimenti del sessantotto e il terrorismo non ci convice per nulla trattandosi di una interpretazione revisionista, volta a salvare storicamente un movimento fallito per autocombustione e grazie ad una efficace repressione .La stessa fiducia viene riposta nei confronti del movimento no global di cui non si comprende la assoluta inefficacia che ha dimostrato nella capacita' di trasformare la prassi.Ancora piu' erronee ci sembrano le valutazioni sui governi del Sud America di cui Bernocchi non coglie la dimensione propagandista non distinguendola dalla realta'( assai lontana dalle favole socialiste).Infatti la mitizzazione politica e il fanatismo ideologico impedisce di osservare ,con il dovuto realismo e con il necessario cinismo, una realta' che procede su binari esattamente contrari rispetto a quelli indicati nei programmi.Sia sufficiente pensare al tradimento liberista di Lula-ampiamente prevedibile- e alla Cuba castrita vera e propria dittatura monopartitica(altro che democrazia consiliare!).Queste gravissimi errori sono analoghi a quelli compiuti dalla sinistra storica nei confronti sia della Russia leninista e stalinista che nei confronti della Cina maoista.La storia-tragicamente-si ripete e non insegna nulla agli utopisti di ieri e di oggi.
Se all'autore risulta evidente il fallimento del partito- stato-come risulto' evidente a tutta la tradizione anarchica gia' qualche anno dopo la rivoluzione di ottobre-non risulta altrettanto palese
all'autore il fallimento al quale saranno destinati gli esperimenti di democrazia alternativa(fatta salva l'osservazione che quella rappresentativa e' solo un guscio vuoto per celare la spietata competizione tra oligarchie ,tesi questa gia' formulata dalla scuola realistica italiana).Certo l'idea che adunate di centinaia di miglia di persone possano invertire l'ordine mondiale equivale a non aver compreso la reale dinamica del processo storico,equivale a ricadere nella illusione neo-sessantottina di poter cambiare lo stato di cose attraverso I poteri taumaturgici della assemblea.Anche la difesa svolta dall'autore nei confronti dell'uso della resistenza armata sottovaluta un dato elementare:come e' legittimo l'uso della guerriglia per difendere I propri diritti cosi' e' altrettanto legittimo-da parte del potere- rispondere con eguale forza innescando un circolo vizioso dal quale difficilmente si puo' uscire in breve tempo.Condivisibile ci pare-al contrario- sia la critica alla posizione non violenta bertinottaina mero espediente politico volto a riassorbire il pacifismo laico e religioso e a creare un incremento elettorale sia al liberismo da operetta del padronato che-senza il sostegno dello stato-sarebbe andato in malora gia' da tempo immemorabile.
In ultima analisi,siamo persuasi che la forma movimento sia inesorabilmente destinata o ad essere riassorbita dalle oligarchie o a degenerare in violenza terroristica finendo per innescare un processo di controterrore(nella ipotesi peggiore) .

Di prupitto

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