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Recensione Nazim Hikmet Poeta e rivoluzionario Nazim Hikmet fu a suo modo un caso unico nella storia della letteratura, osteggiato in patria e osannato all’estero. Del suo impegno politico, della sua idea marxista ci sono ampi resoconti e anche pubblicazioni di opere specifiche, peraltro nemmeno in catalogo nel nostro paese, ma ciò che lo ha reso famoso e conosciuto in tutto il mondo sono le poesie d’amore, raccolte ora in un volume degli Oscar Mondadori nella traduzione originaria di Joyce Lussu. Quest’opera è frutto di un lavoro assai lungo, tanto che raccoglie i testi scritti fra il 1933 e il maggio del 1963, comprendendo anche Il mio funerale, veramente splendido, con cui l’autore immagina la cerimonia a seguito della sua morte che avverrà di lì a pochissimo, il 3 giugno 1963. Il mio funerale Maggio 1963 …….. La finestra della nostra cucina mi seguirà con lo sguardo il nostro balcone mi accompagnerà col bucato steso. Sono stato felice in questo cortile, pienamente felice. Vicini miei del cortile, vi auguro lunga vita, a tutti. Una poesia in cui il commiato è più del morto che dei superstiti, forse un espediente scaramantico per chi già aveva un cuore malandato, ma anche una sintesi della vita dell’autore, con quelle fede nella libertà che mai gli verrà a mancare anche nei lunghi anni di prigionia in Turchia, durante i quali, guarda caso, ha scritto gran parte delle sue celebri poesie d’amore. Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto. Certamente questa poesia, che fa parte di Lettere dal carcere a Munevvèr, è d’amore, è una comunicazione di sentimenti all’adorata moglie, ma è anche un canto di libertà, giacché l’amore non può essere imprigionato se non dagli innamorati e quel riferimento al mare non ancora navigato è l’anelito a potersi nuovamente ritrovare liberi di scegliere la propria vita. IL messaggio si sublima tuttavia in questi versi che per me sono fra i più riusciti e in cui la passione, il desiderio e la speranza si fondono in un’ode all’amore. Sei la mia schiavitù sei la mia libertà sei la mia carne che brucia come la nuda carne delle notti d’estate sei la mia patria tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi tu, alta e vittoriosa sei la mia nostalgia di saperti inaccessibile nel momento stesso in cui ti afferro. Ma se il carcere consente alla mente di fuggire grazie al ricordo dell’amore, anche il successivo esilio, senza l’adorata moglie, impone un’astrazione della mente per idealizzare un ricongiungimento con la persona amata. Prima che Bruci Parigi Parigi, 1958 Finché ancora tempo, mio amore e prima che bruci Parigi finché ancora temp0, mio amore finché il mio cuore è sul suo ramo vorrei una notte di maggio una di queste notti sul lungosenna Voltaire baciarti sulla bocca ……… La raccolta comprende, oltre a Poesie d’amore, anche liriche di altro genere, fra cui dei poemetti e le altrettanto celebri Poesie sulla morte, un compendio quindi assai completo e la cui lettura è vivamente raccomandata per conoscere l’arte di Nazim Hikmet. Di Renzo.Montagnoli
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