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Recensione Matteo Innocenti Autres yeux è una storia unica ma divisa in tre sezioni: un percorso che parte dalla normalità di un’esistenza comune per arrivare, attraverso gli estremi dell’omicidio e della pazzia, ad una nuova concezione di sé e del mondo. La vicenda narrativa ha come protagonista Altro degli Innocenti, un giovane individuo perfettamente integrato nel mondo fino a quando un’intuizione, unica e folgorante, non ricondurrà la sua mente a quella lucidità, mista a disturbi psichici, già posseduta da bambino. Allora la società, perdendo ogni consistenza, si rivelerà nuda: essa è un sistema democratico orientato all’omologazione assoluta (il dominio della maggioranza esercitato attraverso le imposizioni del gusto e del consumo); è una coscienza fondata su convinzioni tanto false da sembrare reali (il senso comune, l’etica, la morale); è la ripetizione perenne di una medesima battaglia, quella dell’uomo contro l’altro uomo. La società è, in sintesi, una struttura incapace di accettare la diversità; perciò chi ha uno sguardo diverso, appunto altri occhi, è costretto a morire. La disperazione del protagonista, rifiutato, licenziato e solo, si trasforma in breve in un grido lancinante, nel tentativo folle di ricorrere alla forza per non sembrare debole: Altro rinuncia alla propria innocenza ed uccide una ragazza qualsiasi (ma l’assassinio non è che la variante più appariscente della violenza quotidiana). Arrestato e chiuso in un OPG, libero dai condizionamenti della normalità poiché pazzo, egli può finalmente esprimere ciò che crede: ne nasce una breve raccolta poetica dal titolo Degradazioni. Dopo cinque anni di degenza, con la certezza che la ricerca e la diversità sono i centri fondamentali di una vita che non può avere valori o fini stabiliti, il protagonista sarà di nuovo libero di essere sereno, di innamorarsi, di scrivere… libero anche di partire, un giorno qualsiasi e senza un particolare motivo, per un nuovo viaggio. Di Matteo
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