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Recensione Silvana Stremiz Quando leggo un libro cerco sempre di isolarmi in quel mondo che i bambini chiamano “vorrei” e noi uomini chiamiamo “fantasia”. La fantasia aiuta a vivere un libro, a capirne i silenzi e quello che le parole a volte non riescono a descriverci perché non possono loro stesse conoscere la nostra intimità. Ecco, questo mi ha trasmesso la lettura di questo libro di Silvana Stremiz; il riconoscermi tra le sue pagine. Il riconoscere un tempo che trascorrendo traccia il disegno anche della mia vita. E’ come ascoltare un saggio parente, un familiare che racconta di se e del mondo che vive, che descrive lo scorrere delle emozioni in quella grande famiglia. Che è la nostra famiglia. E si provano tutte le sensazioni dell’anima, le emozioni o i misteri delle storie narrate. E ascolto sorridenti nonni dispensare consigli e saggezza, vedo la luce dei sogni negli occhi delle ragazze innamorate, sento il profumo del mare che si apre, immenso, agli occhi dei bambini. E sento la pena perenne del non trovare, sento il dolore pungente di una delusione e la sofferenza latente per il perduto. E sento chi trascina il rimpianto nel cuore, chi ha avuto paura e chi ha trovato il coraggio dentro di essa. La speranza nell’abbraccio di un figlio. Ci sono cose che tutti ci portiamo nell’anima e non ricordiamo di averle in noi. E tante volte chiudiamo il cuore davanti alle domande e viviamo avvolti nella nebbia. Poi un giorno ci fermiamo a leggere un libro e ci ritroviamo a essere stelle. E splendiamo alte e visibili perché qualcuno ci ha regalato un cielo nascosto fra le pagine di un libro. Un libro che racconta anche il nostro tempo. "Un tempo chiamato vita." Francesco Andrea Becca Di silvana stremiz
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