|
Scrittori presenti: 21052 Menu categorie Menu |
Recensione M. Antonietta Ferraloro “Scrivere delle storie immaginandole come variazioni su un unico tema , l’amore disatteso, o tradito - l’unico in fondo, destinato a sopravviverci”: questo è il soggetto al centro dei quattro racconti di Maria Antonietta Ferraloro, Almadoloris e altre storie d’amore. Ma, come chi ha scritto quei racconti precisa,”assai più della fabula è l’orditura di ogni parolasuono che… importa, la sua musica segreta e preziosa”. Così il tema dell’amore si materializza nello spazio e nel tempo, tra Così il fitto tessuto di un linguaggio intenso e allusivo sa riflettere e comunicare al lettore il pensiero della mente, la passione dei sentimenti, la presenza, l’urgenza dirompente del corpo, forse anche naturalmente trasgressiva, a volte oscura, ma che è sempre tutt’uno con la vita. E l’amore è senza dubbio il tema di Almadoloris, il bel racconto che dà il titolo alla piccola raccolta. L’amore ha tanti volti: è cercato, schivato, subito, nelle sue affermazioni e nelle sue negazioni, è struggente desiderio senile per il vecchio protagonista, esperienza accettata senza reazioni dalla ragazzina, esplosione di fisicità che compensa la repressione di un matrimonio senza amore per la bella madre. Sempre protagonista il passare del tempo, un tempo “pressant”, di dimensione joyciana , passato che si insinua continuamente nel presente, ne diventa malinconica sottolineatura, malinconica musica di fondo. La scrittura quindi si pone nel tempo rimescolando continuamente presente e passato. Punteggiatura e sintassi seguono, così, con sapienti asindeti ed ellissi, i passaggi improvvisi dal presente al passato e ritorno. Fino al quarto racconto, Una giornata del signor Max, dove per Massimiliano Buttò, che”ha già compiuto quarantasette anni, ma non lo ricorda neppure”, il Tempo è pensiero ossessivo, della cui prigionia - insieme alle ”stupide consuetudini legate al calendario degli uomini” - ha provato a liberarsi, quando ha buttato l’orologio regalatogli dalla madre “in un folto cespuglio verdescuro di ortiche”. Ma il pensiero del tempo non può essere cancellato ed è ancora il tempo che lo controlla nel suo isolamento, attraverso quei suoi sogni che egli si ostina a voler rivisitare in un faticoso, frustrante lavoro di montaggio, anche ora nella separazione dal mondo, che ha scelto per vivere, solo con il suo lavoro di intagliatore di legno, deciso a chiudere fuori ”il giorno degli uomini - degli altri uomini -che avanza impietoso. Allucinato.Frenetico.” Nel passato il suo amore, il desiderio struggente per Anna, della quale si sentirà “unico amico e complice, in una città straniera e ostile”, non aveva trovato le parole né i gesti degli uomini per comunicare, ma era stato l’origine di eccitazioni dolorose, di effusioni solitarie e disperate : aveva allora avuto il senso di vivere “tra loro come uno straniero in una terra di esilio” e aveva preso la sua decisione, era fuggito da quel mondo, senza illusioni. Così “anche la sua esistenza - quella di Massimiliano Buttò - obbediva al palpito d’una capricciosa aritmia. D’un pericoloso disordine”. “L’esperimento” del distacco aveva coinciso d’altra parte con l’incontro con Dio e il ritrovamento, alla morte di un padre amorevole, di “una Bibbia un po’ squadernata”, che era diventata lettura quotidiana, senza né cercare né aspettarsi risposte dal Libro dei Libri. La vita degli altri è altrove e Massimiano Buttò, che da quella vita si esclude, pure nel tempo continua ad avvertirne la presenza distante, la sfiora. Così era stato anche per Janes Duffy, il protagonista di Un caso increscioso, un racconto di Gente di Dublino di James Joyce. Anche James Duffy aveva scelto l’isolamento per sottrarsi alle ferite della vita, per cogliere poi il senso finale del proprio fallimento di emarginato, di “outcast from the life’s banquet”. Forse quella porta sul mondo, che Massimiliano Buttò apre alla fine del racconto, è il gesto che può offrirgli una scelta : iniziare una nuova vita, oppure lasciarsi morire. Franca Ruggieri Franca Ruggieri è ordinario di Letteratura Inglese presso l’Università Roma Tre. Ha pubblicato monografie, traduzioni e introduzioni a testi , articoli e saggi sulla cultura del Settecento e del Novecento, tra cui Walter Scott e l’Italia (1975), Le maschere dell’artista (1986), Introduzione a Joyce (1990), L’età di Johnson, (1998), Dal vittorianesimo al modernismo (2005). Dal 1995 è responsabile di Joyce studies in Italy e dal 2007 della Piccola biblioteca joyciana.
|
Ora puoi inserire le news di zam.it sul tuo sito.
|