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Recensione Sergio Pent La nebbia dentro
Sergio Pent La nebbia dentro
La morte separa, la morte riunisce.
Attilio e Pietro sono due fratelli che hanno seguito percorsi di vita differenti. L’uno - Attilio - ha intrapreso con un certo successo la carriera politica; l’altro - Pietro - ha deciso di rimanere nel proprio luogo d’origine, in Val di Susa, a fare il maestro elementare e dare seguito alla grande passione per i libri e la letteratura. Due caratteri diversi. Due persone diverse, accomunate - oltre che dal legame di sangue e dai ricordi infantili e adolescenziali - dall’amore provato per la stessa donna, Cristina, ex fidanzata di Pietro e, oggi, moglie di Attilio.
Attilio è risoluto, ambizioso, aperto ai compromessi. Pietro è riflessivo, introverso, disincantato.
Le vite dei due fratelli tornano a incrociarsi proprio in occasione della morte del padre contadino. Una riunione forzata che diviene occasione di confronto, di rievocazioni, di spiegazioni e persino di reciproche confessioni che danno la stura al racconto di episodi torbidi - siamo nel campo dell’adulterio e della pedofilia - tracimati nel pubblico scandalo.
È per l’appunto sulla contrapposizione di ruoli, personalità e scelte di vita che si basa “La nebbia dentro” (Rizzoli, pagg. 207, euro 17) il nuovo e ottimo romanzo di Sergio Pent, noto critico letterario e autore di libri di successo tra cui ricordiamo “Un cuore muto” (E/O) e “Il custode del museo dei giocattoli” (Mondadori): romanzi caratterizzati dalla presenza di salti temporali e da uno stile che riesce a essere lineare pur concedendosi, di tanto in tanto, piacevoli impennate liriche.
Romanzo bipolare, dunque. Ma vista con un’ottica più distante la diversità tra i due fratelli ha una valenza simbolica capace di evidenziare i fallimenti e le disillusioni della generazione degli anni Settanta e, al tempo stesso, stigmatizzare la dicotomia di una società schizofrenica che ondeggia tra il desiderio del cambiamento repentino a tutti i costi e la tentazione di ancorarsi alla genuina solidità delle proprie radici.
(recensione di Massimo Maugeri)
www.letteratitudine.blog.kataweb.it
Di Massimo Maugeri
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