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Recensione Carolina Leonetti Vi siete mai chiesti quale potrebbe essere la reazione di un ombrello a uno scrosciante temporale? E avendo sentito suonare il campanello di casa non avete mai pensato che un attaccapanni potrebbe essere venuto a farvi visita? La giovanissima Leonetti, risponderebbe certamente di si a questo interrogativo: è così che il mondo degli oggetti diviene un immenso patrimonio a cui il poeta attinge nel cercare di descrivere l'universo umano. In "Alicante" ricorre, insomma, non poco l'antico tema della metamorfosi, fondendo il serio e il faceto a smorzare i toni dei temi affrontati e suscitando qua e là risate stupite. Una poesia che dimostra di non volersi prendere troppo sul serio, e cerca il più possibile di rappresentare il “disordine” di questo tempo stimolando ciascuno alla riflessione. Citando quanto affermato da Rino Tripodi nella sua Introduzione: «I ritmi sono veloci, festosi, scoppiettanti, con frequenti ripetizioni lessicali gaie e briose. Alla poetessa, poi, piace usare anche tutti i possibili espedienti grafici: dai caratteri – maiuscoli/minuscoli, come in molti titoli, che vengono così a far parte pure essi del testo – alla vera e propria costruzione di disegni e forme attraverso i versi stessi, alla maniera di Apollinaire. Quindi, una trascinante sensazione di infantile gaiezza». Sono necessarie più letture per scoprire i significati nascosti dietro i tanti giochi di parole e i numerosi doppi sensi... basta pensare al componimento intitolato “Bazar”! Di Patrizia69
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