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Recensione Alessandro Piperno Intervista
a cura di Alessandro de Virgiliis
Con le peggiori intenzioni è sicuramente il romanzo italiano del momento, probabilmente dell'anno, forse del decennio. Il suo autore è un ragazzo romano che insegna letteratura francese a Tor Vergata e prima di oggi non si era mai cimentato con l'impresa romanzo. Visti gli eccellenti risultati e lo scompiglio che è riuscito a creare in tutto il solitamente quieto (e talvolta purtroppo sonnolento) universo letterario e culturale italiano c'è da rimpiangere che non si sia deciso prima. Ma accontentiamoci di avere tra le mani un ottimo romanzo e non siamo troppo pretenziosi. Dopo averlo braccato a lungo, centrifugato com'è in una miriade di impegni fino a poco tempo fa nemmeno immaginabili, siamo riusciti a concordare con il "Giovane Scrittore di Successo" - come lo definisce Antonio D'Orrico, suo grandissimo estimatore, in un articolo apparso recentemente sul Corriere della Sera Magazine - questa intervista. Ecco a voi, dunque, il nuovo fenomeno della letteratura italiana.
Subito dopo aver terminato la lettura del romanzo mi sono posto una domanda che ora le giro: come è riuscito a conciliare la ricchezza esuberante del linguaggio con una precisione che definirei quasi chirurgica nella scelte lessicali?
Il suo giudizio mi lusinga; riuscire a coniugare la proprietà del linguaggio, usando sempre la parola e l'aggettivo giusto, che è uno dei doveri di qualsiasi scrittore, con una sovrabbondanza barocca credo che sia l'aspirazione di tutti noi. Voglio dire però che certe cose nascono da un profondo studio: questo, al di là del fatto che alcuni si sono lamentati della presenza qua e là di alcune imprecisioni, è stato un libro su cui sia io sia la Mondadori in fase di editing abbiamo lavorato moltissimo. È un libro che voleva cercare di coniugare queste due istanze a cui vorrei però aggiungerne una terza, cioè quella di riuscire nonostante tutto a essere un romanzo di alto intrattenimento e non solo un vacuo esperimento sul linguaggio. Io amo una scrittura barocca, ricca, densa: se questo libro ha un difetto dal punto di vista stilistico è proprio nella sua sovrabbondanza di avverbi e di aggettivi; se ne avessi tolti alcuni probabilmente la narrazione avrebbe avuto una secchezza maggiore, la secchezza che noi in fondo chiediamo ai grandi libri. Nello stesso tempo, però, ho lavorato molto sulla proprietà. Il problema di quando si usano troppi aggettivi è che spesso sono generici oppure tendono a contraddirsi oppure dicono cose troppo vaghe; cogliere l'aggettivo giusto è un'arte piuttosto difficile e quindi sono contento di sapere che a suo giudizio ci sono riuscito.
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