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Recensione Louis-Ferdinand Céline Viaggiatore Solitario
E' un drop out, Céline. Con mezza riga della sua sterminata produzione narrativa si mangia tutta l'avanguardia beat americana. Nessuno come lui ha scandalizzato, nessuno come lui continua a scandalizzare. Il suo devastante messaggio, intriso di un cinismo al tempo stesso apocalittico e cosmogonico, è una profezia scomoda che nessuno Spettacolo è riuscito a neutralizzare. Un'aura greve e imbarazzante copre tuttora il suo poco tenero capo e l'imbarazzo (seppure in forme via via più lievi a mano a mano che il tempo passa) invade la bocca di chi ne parla. Il suo viscerale anticomunismo, il suo sacrilego antisemitismo, il suo ipermaterialismo (una forma raffinatissima di metafisica che non può davvero essere colta da chi si confessa materialista) a tutt'oggi sconcertano e pongono in una spinosa sede i critici o gli intellettuali che si occupano dell'opera e della vita del dottor Destouches. Come Pound, e più di Pound, imbarazza la tangenza a motivi che il nostro tempo cerca di rimuovere. A lungo, di Céline, non si poteva parlare. Eppure Céline, al pari di Joyce, è il genio linguistico del Novecento che ha rivoluzionato la nostra comprensione della letteratura, l'uomo che ha fatto dello stile il superamento stesso dello stile, lo scienziato che ha vivisezionato la lingua conducendo se stesso e i suoi lettori al polo magnetico della lingua stessa. Leggete Céline e ragionate sul concetto di ipnosi: i libri dell'autore del Voyage sospendono in uno stato indifferenziato, una matrice che continua a spezzarsi e dalle cui faglie sgorga nativamente il linguaggio stesso e la letteratura tutta. Il suo sguardo al vetriolo è davvero simile a quello dei poeti quando ancora i poeti profetavano. Da qui si comprende quanto malposta sia la domanda più imbarazzante a proposito della sua opera: che cosa dire di Céline se storicamente egli aveva torto? Possiamo parlare di lui, delle alte e glaciali temperature a cui la sua narrativa espone, soltanto dal punto indifferenziato da cui Céline effettivamente parla: dalla fonte sorgiva della lingua e della letteratura, che è totalmente fuori dal tempo e a cui non ci si può accostare storicamente. E' assurdo che Céline sia stato arruolato nella schiera degli "autori di destra" (una nenia insopportabile: Céline, appunto, Jünger, Drieu, Pound, Evola, Guénon...). E' altrettanto assurdo che chi ami Céline (e quando lo si ama, lo si ama alla follia) venga tacciato di antisemitismo. Lo scandalo Céline continua a deflagrare: molta della sua verità sta proprio in quanto si cerca di rimuovere ed epurare da lui e dai suoi libri.
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