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Recensione Carlo Molinaro

Carlo Molinaro

Io sto come mi pare

Non è l’amor che fa soffrire, ma la sua assenza. Alessandro Morandotti.

Che cos’è l’amor? Forse è poter dire, con tono deciso e netto, “Io sto come mi pare”.
Perché dalla libertà nascono i fiori più belli, più colorati e gioiosi. Poco importa se il fiore ha vita breve. Chi dice che il segreto della felicità sia la durevolezza? Già la parola stessa, “durevolezza” non è scorrevole. Quasi aspra, poco serena. Molto cruda.
Forse il punto di vista di questa scrittrice è deviato da un bisogno e un vizio del suo carattere: legare l’amore alla felicità. Si può essere felici senza amore. Non ne sono convinta, ma credo sia per un’instabilità intima.
Comunque non sono qui per parlare di me ma per risolvere il dannato quesito. Che cos’è l’amor?
Cesare Pavese scrisse che “L’amore è desiderio di conoscenza”.
Shakespeare consigliava a Romeo di amare con accortezza, di centellinare i sentimenti. Le passioni cocenti sfumano all’alba. Bruciano. E dopo, ecco che tutto si trasforma in niente. Dante idealizza talmente la sua Beatrice da collocarla in Paradiso ma nemmeno questo è salutare. Si rischia di perdere di vista la realtà e cadere dall’alto dei cieli, precipitare sulla spoglia terra da altezze vertiginose... è doloroso.
Ci sono rapporti di dipendenza. Quelli che hanno la maggior parte delle persone. Io stessa mi trovo a combattere con l’annullamento della mia persona, per l’altro. Forse è perché sono tendenzialmente depressa. Forse perché mi piace la tristezza. Ma questa è un’altra storia, scriverebbe Michael Ende.
Poi c’è Vonnegut che trova che sia possibile riversare l’amore su tutta la folla, indistintamente. Così scrive in “Dio la benedica, Mr Rosewater”:

“Io ti voglio bene”.
Risuonarono altre bestemmie, rese più aspre dal fatto che il senatore era prossimo alle lacrime.
“Perché bestemmi quando dico che ti voglio bene, papà?”
“Tu sei un uomo che sta a un angolo di strada con un rotolo di carta igienica, e su ogni pezzo stanno scritte le parole: “Ti voglio bene”. E ogni passante, chiunque sia, riceve un pezzo tutto per sé. Io non lo voglio il mio pezzo di carta igienica”.

Che cos’è l’amor?
L’amore è una cosa meravigliosa, più dell’arte, così scrisse Oscar Wilde.
(cos’è che ti trascina fuori dalla macchina? Cos’è che nella notte fa telefonare?).

Comportamenti al limite della schizofrenia. Gente che si prende e si lascia, posseduta dalla personalissima nevrosi che riversano sull’altro. Tutto è normale. La rabbia, dopo i primi periodi di effusione, diviene protagonista assoluta del rapporto di coppia. Non lei, non lui. Insoddisfazione, nervosismo.

E poi c’è il proibizionismo. Quello delle emozioni. Il dover far scegliere, l’obbligare alla rinuncia. Il senso di colpa coattivo.
“Mi amavi tanto da distruggere tutte le speranze o gli ideali che io abbia mai avuto”. Sempre Kurt Vonnegut.
Ci sono uomini che vivono vite di quieta disperazione. Tutto perché pensano (pensiamo) con una metrica che non ci appartiene più. Conformismo, l’imporsi azioni che oggi sono solo consuetudine obsoleta. Coppie che non si lasciano mai, che – come direbbe un De Carlo o un Nick Hornby – necessitano di costante contatto fisico, per non perdersi mai di vista.
Eppure una vacanza solitaria non gioverebbe a entrambi, per esempio?
Piccole soluzioni per risolvere la noia dell’amore.
Perché l’amore annoia, dopo un po’ e rinnovarsi diventa sempre più complicato, mese dopo mese.
Io sto come mi pare.
Questa è la frase che Carlo Molinaro fa pronunciare ad Ara, protagonista del suo romanzo (e la frase è anche il titolo dell’opera). Ara è insieme a Dodo. Hanno anche una figlia, Rita, e sono sposati. Tutto tranquillo, diranno i perbenisti borghesi. Invece no…
Dodo ha cinquant’anni, non ha un lavoro fisso e passa da una donna all’altra. Ama dire che non ha mai lasciato nessuna ed è propriamente così. Nel suo mondo c’è posto per ognuna delle ragazze che ha amato, sia per un secondo che per mesi e mesi. Ara è la sua preferita e la donna che adora, ma questo non gli impedisce di amare anche altre persone.
Ara ha vent’anni e lavora come puttana. Non è una puttana, semplicemente le piace come lavoro. Diventa anche pornoattrice, tra le altre cose. In più, non solo ama Dodo ma ha una moltitudine di storie. Si innamora anche di altri, senza alcun problema.
Perché qui sta la genialità del pensiero di Molinaro: il loro amore, scrive, è ad un livello della scala evolutiva più alto. Perché riescono ad “amare l’innamorarsi dell’altro”. Insomma, sono entrambi felici se il compagno (o la compagna) ha una nuova luce negli occhi per qualcun altro. Perché, tanto, l’amore tra loro è talmente vero e profondo e consolidato da non poter essere intaccato.
Questo è l’amore. Essere liberi di essere come meglio si crede, in qualsiasi modo. Ara non è una puttana, come Dodo non è un impiegato. Esistono solo libere scelte ed ognuno deve venire accettato così come è.
Facile a dirsi… ma chi di noi accetterebbe che la propria compagna facesse la puttana… senza considerarla tale? E chi sarebbe anche solo tollerante se il ragazzo andasse con chiunque altra?
Dodo e Ara si presentano a vicenda anche i loro temporanei compagni. Quando si sposano, saranno proprio i loro amanti a fare da testimoni.
Il matrimonio non ucciderà questo pensiero. Tutto trascorre placido e sereno, come prima.

Leggendo, la mia coscienza è stata turbata. Altrimenti non sarei qui a scrivere. Che tipo di amore sviluppo? E’ amore il mio? E lo è quello di Molinaro? Io sto come mi pare è una bellissima frase… ma quando ci sono in ballo i sentimenti, non è forse un po’ superficiale? L’atto sessuale non monotono quanto vale, se slegato al sentimento? E quanto è importante per la felicità dell’essere umano?
E’ vero che una dieta alimentare varia rende il corpo più sano ma perché mettere sullo stesso piano sesso e cibo? Insomma, cambiare uomo ogni tre ore porta più gioia? Se sì, perché?
Chi non tradisce e si mette dei paletti è solo un perbenista sciocco?
In una sua poesia, Molinaro rende bene l’idea di quanto ha scritto in quasi cinquecento pagine. Poche parole, ma che riassumono la concezione dell’amore da parte di quasi la totalità del genere umano.
Personalmente, non mi so decidere… Che cos’è l’amor? …. È un sasso nella scarpa?

SPAZZOLINI, AMORE, SOLITUDINE E ALTRE COSE
 
Io le persone le terrei tutte:
certo che le terrei tutte,
non sono mica spazzolini da denti le persone:
gli spazzolini li usi uno alla volta,
poi li butti, ma le persone no:
io le persone le terrei tutte
e le ragazze le terrei tutte,
ma non si può. Le ragazze preferiscono
essere spazzolini da denti, essere
usate una per volta: quando dico
che non ho mai lasciato una ragazza
s’imbestialiscono e lasciano me:
e in fondo anche gli amici fanno un po’ così,
la gente preferisce essere spazzolini da denti
che li butti quando non vanno più
ma li usi uno per volta e non due insieme:
io invece le persone le terrei tutte
perché non sono spazzolini, sono persone, cazzo!
E ragazze come alberi che non è necessario
sradicare gli altri se ne cresce uno nuovo:
c’è spazio nel giardino, e le ragazze
io le ragazze io le terrei tutte, persino
quando diventano non più tanto ragazze,
io le ragazze le terrei tutte,
per questo tutte, una alla volta, mi lasciano
e resterò solo come un cane, si dice così,
col mal di stomaco, coi denti non lavati.
 
 
Barcelona, Catalunya, 2 agosto 2000
 

Per saperne di più di Carlo Molinaro visitate il suo sito:

http://digilander.libero.it/molinaro/

Di alicesu

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