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Recensione Milena Agus Mal di pietre
“Perché in fondo, forse, nell’amore, alla fine bisogna affidarsi alla magia, perché non è che riesci a vedere una regola, qualcosa da seguire per far andare le cose bene, per esempio dei Comandamenti”.
C’è sempre una frase da cui iniziare una riflessione dopo aver letto un libro. Ho scelto questa, anche se non è la più intensa, la più vera.
Mal di pietre si legge in un pomeriggio e non si può lasciare a metà. L’autrice non permette al lettore di restare insensibile, distante, estraneo ad un modo di percepire la vita che in parte può appartenere a ciascuno di noi, con sfumature ed intensità diverse.
L’emotività può condizionare talmente la vita di una persona da farla apparire “matta”, perché non rientra nella normalità essere persone troppo sensibili.
Anche adesso, a mente serena, con una notte di mezzo e gli occhi asciutti, sono incapace di esprimere l’emozione forte e chiara che ho avuto leggendo queste pagine, perché anch’io, non riesco a parlare e a dire, mi emoziono e scappo via davanti alla gioia di qualcosa che sembra inverosimile; come la Nonna Paterna, resto incredula e senza parole e, dinanzi a tale emozione, vorrei dire tutto ed invece resto muta.
Non ho capito se è una storia vera, se realmente M.Agus abbia avuto una nonna così “bella”, pura, profonda. Sò di certo che ha avuto la fortuna di aver saputo descrivere un aspetto dell’animo umano che ai più fa paura, perché essere persone empatiche e sensibli in questa nostra società, è sinonimo di follia, di stranezza.
La nipote narrante è consapevole di essere diventata la donna che è, matura, forte, serena, per tutto ciò che la nonna “matta” le ha amorevolmente donato.
Di Stella Cadente
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