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Recensione Antonio Russello La grande sete
Il libro La grande sete è stato pubblicato nel 1962 ed è stato scritto in occasione dell'uccisione del Commissario di polizia Tandoj avvenuta ad Agrigento nel 1960. Ora a distanza di 45 anni la casa editrice di Treviso "Santi Quaranta" lo ha ripubblicato. Del resto la "Santi Quaranta" sta portando avanti una grande azione di riscoperta dello scrittore siculo-veneto che era caduto nell'assoluta dimenticanza, pubblicando "La luna si mangia i morti", "L'isola ninnocente", "Soria di Matteo", La danza delle acque. A Venezia" e "Siciliani prepotenti".
In questo libro Russello parla della uccisione del Commissario Righi, ma la vicenda principale non è quella del Commissario, piuttosto quella della bellissima moglie Maria Gloria Righi che è bella come la Venere di Botticelli e suscita l'ardente desiderio di amore di tutti glia agrigentini, sconvolgendo la vita metodica della via Atenea.
Maria Righi viene contesa dal Professore Augenti che la vuole conquistare con la cultura e dal Barone Don Mimì Lo Bue che la vuole conquistare con la potenza dei soldi. E qui si snoda una vicenda di sapore assolutamente e totalmente brancatina con risvolti veramente bellissimi e straordinari che fanno del libro una della più belle opere del secondo novecento italiano. Russsello descrive magistralmente il paesaggio siciliano, l'arsura dello scirocco che avvolge tutto il libro, la grecità dei siciliani la sete di amore, di cultura, di giustizia, di acqua, che il Cristo, affacciatosi dalla Rupe Atenea, vuole debellare a condizione che i siciliani attuino il quinto comandamento: non uccidere.
Ma questo è impossibile nella terra di Sicilia per cui ancora la sete avvolge le genti di Sicilia che sono privi di cultura, di amore, di giustizia di acqua.
Russello con il discorso della Rupe Atenea ha anticipato quello che Giovanni Paolo II fece al piano San Gregorio nella Valle dei Templi.
Il libro di Russelo è uscito nello stesso periodo in cui Sciascia diede alle stampe "Il giorno della civetta" e i due libri sono assolutamente paralleli anche se le chiavi di interpratazione della realtà siciliana sono diverse. Nel libro di Sciascia il capitano Bellodi ritorna al nord vivo, nel libro di Russello il commissario Righi torna nella sua Mantova in una bara essendo stato coinvolto in un delitto che non si sa se sia stato un delitto di mafia o un delitto passionale, ma sempre e certamente per mano di mafia. La fantasia di Russello prende spunto da un fatto di cronaca ma poi vola verso confini letterari di alto livello raggiungendo vette veramente inusitate. E del resto già ci aveva sbalordito con La luna si mangia i morti, con L'isola innocente e con La danza delle acque.In questo percorso letterario c'è una ricerca affannosa di nuovi modi di esprimersi e Russello passa dalla scrittura "impervia" de La luna si mangia i morti ad una scrittura più agile de La grande sete.
Nella pagina in cui il Barone Don Mimì possiede la bella Maria Gloria Russello raggiunge toni veramente da sinfonia wagneriana.
Con i sei libri ripubblicati da Santi Quaranta la stella di Antonio Russello ritorna a risplendere nel mondo letterario e noi lo collochiamo nel Panteon dei grandi scrittori italiani del secondo novecento.
Di Gaspare Agnello
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