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Recensione Heinrich Böll 90° anniversario della nascita di Heinrich Böll
“Opinioni di un Clown” e la satira beffarda di Heinrich Böll
Heinrich Böll, premio Nobel per la Letteratura nel 1972, tedesco cattolico di Colonia, grande scrittore definito dalla critica «il poeta epico degli anni difficili», nacque il 21 dicembre del 1917 durante la prima guerra mondiale e fu coinvolto tragicamente nella seconda, facendo parte delle giovani generazioni travolte dall’orrore del Nazismo (scrisse: «Sorte spaventevole quella di essere un soldato e di dover desiderare la perdita della guerra» e «Goditi la guerra, camerata, perché la pace sarà terribile»).
Nel suo romanzo più popolare, “Opinioni di un Clown” (1963), in modo beffardo e impietoso bollò lo spietato capitalismo e il vuoto consumismo degli anni Sessanta. L’io narrante é un «clown miscredente» di famiglia protestante, un antieroe eccentrico e ribelle, Hans Schneir (riferimento autobiografico del disobbediente e polemico Böll), «un innocente… quasi un puro», agitato da un’«anarchia romantica», che faceva raccolta di attimi («Sotto il nome di felicità non riesco a immaginare niente che possa durare più di uno, forse due o tre secondi»), in aspra lotta contro i genitori milionari, avari ed egoisti, dal passato nazional-socialista velocemente sepolto («…che a casa sedevano sui loro schifosi milioni, mi avevano ripudiato e si masticavano i loro bravi motivi morali»). Hans aveva una giovanissima sorella, Henriette, mandata a morire con inaudita incoscienza dai genitori, che a differenza del protagonista non sono consumati né dai ricordi né dai rimorsi; ha pure un fratello, Leo, che si è convertito al Cattolicesimo e studia teologia: è generosissimo e anche lui è stato ripudiato dalla famiglia ma ha il conforto della fede. Hans è spesso in rivolta contro la spudorata opulenza della Germania della ricostruzione («Ci sono delle strane, misconosciute forme di prostituzione, al cui confronto la prostituzione vera e propria è un’onesta professione: lì almeno in cambio di denaro viene offerto qualche cosa…»), contro le regole invadenti di uno Stato cieco e ostile, ma soprattutto contro la disumanità e l’ipocrisia delle autorità ecclesiastiche cattoliche, protette dietro il bastione dei loro dogmi («La Chiesa è ricca, ricchissima. E’ letteralmente zeppa di quattrini. Puzza di denaro come il cadavere di un ricco...»). Il monogamo clown ama intensamente la cattolicissima Maria e i due sono tenuti insieme da un legame più forte del matrimonio; ma dopo più di quattro anni lei lo lascia con un laconico biglietto («Seguo la strada che devo seguire») poiché, vivendo in concubinato, è stata «afferrata dalle tenaglie della coscienza… in conflitto tra l’umano e il soprannaturale» (desiderava il matrimonio religioso e la crescita dei figli futuri nella religione cattolica). L’inventivo clown Hans è moralmente distrutto, inizia a bere, entra in «decadenza artistica» e finisce sul lastrico dopo aver inutilmente cercato l’aiuto economico del padre, dei parenti e dei pochi amici. Capisce che ogni tentativo di riallacciare i fili della marionetta e di rimettersi in piedi è fallito: si trucca allora da clown («… e quando cominciai a truccarmi il mio volto era il volto di un morto… Quello non era più un clown, era un morto che recitava la parte di un morto…») e, strimpellando la chitarra e cantando litanie religiose, va a mendicare sui gradini della stazione di Bonn, aspettando il treno da Roma e la sua Maria, oramai sposata a un altro.
Religioso ma iconoclasta e anticlericale, Böll abbandonò la Chiesa Cattolica nel 1972 per gravi dissensi con la politica del Vaticano. Fu anche un militante pacifista in rivolta contro il riarmo atomico e subì polemiche e censure. Con la sua morte, avvenuta nel 1985, scompariva un uomo integro mosso da un desolato pessimismo, una voce spietata contro ogni compromesso e «allineamento» alle convenzioni.
Di Silvia Iannello
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