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Recensione Tiziana Agostini La vicenda biografica di Amalia Pincherle Moravia trova la sua genesi a Venezia il 16 gennaio 1870, all’interno della comunità ebraica, che aveva condiviso il riscatto civile e politico sostenuto da Daniele Manin e culminato nella repubblica veneta del 1848-49. Sposando il livornese Joe Rosselli, di cui assumerà il cognome trasformando il proprio nome in Amelia, si lega al mondo mazziniano della Toscana, intriso del senso del dovere e della patria. Sensibile alle trasformazioni locali e alle nuove speranze femminili, introduce nella sua attività di scrittura temi e problemi di grande modernità. Nel 1897 il suo dramma Anima, seguito da testi teatrali, commedie in veneziano, tra cui la fortunatissima El refolo, libri di racconti e fiabe, fanno di Amelia un’autrice di prima grandezza. Attorno a lei ruota una fitta rete di parentele e amicizie che attraversa la stessa storia italiana che dal Risorgimento porta alla Resistenza e alla Repubblica democratica. La morte del figlio primogenito Aldo, volontario nella prima guerra mondiale, il carcere, il confino, l’esilio e infine l’assassinio degli altri due figli Carlo e Nello, per mano dei sicari fascisti, allontaneranno progressivamente Amelia dall’impegno in prima persona, per diventare testimone e sostenitrice degli ideali di “Giustizia e Libertà” per i quali i figli avevano speso la vita. La sua esistenza umana cessa il 26 dicembre 1954, lasciando una cospicua produzione letteraria, quasi dimenticata, e un’eredità di affetti e di insegnamenti ai sette nipoti, tra cui l’omonima poetessa e a quanti credono nei valori civili. Una biografia appassionata e di grande spessore.
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